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venerdì 30 agosto 2013

Recensione "Minor Earth, Major Sky" - Il lato oscuro degli A-ha

Mi è capitato spesso di nominare gli A-ha, durante una conversazione a sfondo musicale. La domanda "Conosci gli A-ha?" provoca sempre due tipi di reazione, a seconda del soggetto cui viene posta la domanda:
1) EH? (Nel caso in cui la domanda sia posta ad una persona sulla ventina o meno, sostanzialmente da chiunque abbia vissuto gli anni '80 col pannolino, a scendere);
2) AAAAH! (Con annesso sospiro malinconico, nel caso in cui la domanda sia posta a chi abbia vissuto e ricordato gli anni '80 - primi anni '90, ovviamente senza pannolino).

Gli A-ha sono perlopiù conosciuti per i loro successi commerciali legati prettamente al mondo delle boybands degli anni Ottanta, così come i Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Tears For Fears etc. Infatti, non appena intonato il ritornello di Take on me, la canzone più famosa della band norvegese, tutti improvvisamente ricordano, e quella che prima era una smorfia dubbiosa (legata alla reazione n.1) diventa un sorriso. Probabilmente anch'io, cresciuta negli anni '90, apparterrei alla categoria degli "EH?", se non fossi stata istruita a dovere su questa band, a parer mio spesso ignorata e sottovalutata dal grande pubblico di oggi.
A tal proposito devo ringraziare soltanto Anna, la moglie del mio papà e grandissima fan degli A-ha, che mi ha permesso di conoscere quello che a me piace definire il lato oscuro degli A-ha.

Subito dopo Memorial Beach del 1993, la band si prende ben sette anni di pausa per poi tornare sulle scene, nel 2000 appunto, con l'album che segnerà definitivamente il loro cambio d'immagine e di sound, un vero e proprio salto di qualità intitolato Minor Earth, Major Sky.
Copertina dell'album.

Il sesto album in studio di Morten Harket e soci (Warner Brothers Records), è composto da tredici tracce. Eccovi la tracklist:
  1. Minor Earth, Major Sky
  2. Little Black Heart
  3. Velvet
  4. Summer Moved On
  5. The Sun Never Shone That Day
  6. To Let You Win
  7. The Company Man
  8. Thought That It Was You
  9. I Wish I Cared
  10. Barely Hanging On
  11. You'll Never Get Over Me
  12. I Won't Forget Her
  13. Mary Ellen Makes The Moment Count
Quel che, da questo momento in poi, caratterizzerà i nuovi A-ha, è un sound certamente più studiato, più meditabondo, dove nulla è lasciato al caso.
Penso sia difficile classificare i nuovi A-ha (nuovi come sonorità, perchè stiamo chiaramente parlando di un album di tredici anni fa!) in un unico genere musicale, in quanto essi vengono solitamente considerati pop, ma la verità è che i generi musicali che qui s'intrecciano sono molteplici, in modo da poter soddisfare quasi ogni orecchio. Sarebbe più giusto definire Minor Earth, Major Sky come un disco synthpop, un genere musicale derivato dal pop, ma più amalgamato ad altri generi e con un uso abbondante, come dice la parola stessa, del sintetizzatore, solitamente disprezzato dalla sottoscritta, ma che qui diventa assolutamente indispensabile. Quel che ne viene fuori è appunto un genere musical oculato, che non appesantisce in alcun modo l'ascoltatore. 

L'immagine che riesco ad associare all'intero album è una sola: un tramonto in spiaggia. Anche i testi rimandano spesso e volentieri all'idea del tramonto. La costante presenza di parole come deep, fall dà proprio l'idea costante del tramonto interiore, di quel momento in cui bisogna veder chiaro dentro di sé, prima di sorgere nuovamente. Ed è quello che hanno fatto gli A-ha, nei loro sette anni di assenza.


Nonostante apprezzi lo stile della band in tutto il suo insieme, non posso fare a meno di rendermi conto di quanto tutto sarebbe diverso senza la voce di Morten Harket. Sarà per il suo particolare timbro vocale, così disteso e perfettamente in linea con le atmosfere del disco, ma non riuscirei mai ad immaginare questi brani cantati da un'altra persona, magari da timbro vocale completamente diverso. Un po' lo stesso ragionamento che ho fatto per Ville Valo degli H.I.M., e per tanti altri artisti. In questo caso il sound è sì importante, ma la voce lo è ancor di più. 

In conclusione:
CONSIGLIO QUESTO DISCO A: tutti gli amanti del synthpop, della musica tranquilla, ma soprattutto a tutti i nostalgici degli anni '80, che magari sono ancora legati agli A-ha di Take on me, agli A-ha col ciuffo e i jeans attillati. Non resterete delusi! 

Sempre degli A-ha, vi consiglio i tre album successivi a questo, soprattutto Analogue del 2005, altrettanto bello, sebbene i testi siano decisamente più cupi :) 

Qui sotto troverete alcuni dei brani tratti dall'album. Buon ascolto e, se vi va, alla prossima!







giovedì 29 agosto 2013

Per la 'round midnight edizioni...“Brutto vizio morire” di Nicolò Gianelli. Attenzione: il prodotto può dare assuefazione!

 In questa nuova recensione vorrei parlarvi dell’ultimo, interessante libro del giovane autore modenese Nicolò Gianelli. Tutti i racconti che compongono quest’opera, come si evince dal titolo, parlano della morte, in tutti il legame è il suicidio. Per i personaggi è dura continuare a vivere quando non si ha più nulla per cui farlo. Sei capitoli, sei storie diverse, ma ugualmente unite nella stessa sorte. Morire. Sei capitoli da leggere con cautela, da assimilare con le dovute precauzioni, come un medicinale molto potente che contenga qualunque cosa dia assuefazione. Alla vita vi siamo attaccati come l’ultima cucchiaiata di nutella nel barattolo, questo si. E fino alla fine resistiamo alla tentazione di finirlo, ed una volta che il barattolo è vuoto, con qualche macchiolina qua e là di dolce crema di cioccolato e nocciola, capiamo che è ora di toglierlo di mezzo. Ma mentre possiamo ricomprare il barattolo, dopo la morte non si può ricominciare daccapo, come se nulla fosse. E se potesse succedere, come nella storia “Il Bello della Morte” (che ha vinto anche il Premio Letterario Città di Sassuolo 2013), tutto diventerebbe monotono, grigio e noioso. E vorremmo morire di nuovo, come se avessimo preso un “brutto vizio”, appunto. Ogni vizio citato nei sottotitoli dei capitoli è la parola-chiave che riporta al tema di ogni racconto. Questo collegamento mi è piaciuto molto; vivere la vita come un peso, alla quale i protagonisti sono però assuefatti e allo stesso tempo soffrono e cercano il distacco alla ricerca del sollievo eterno, come il primo tiro di una sigaretta. 

 
La copertina, il cui disegno è a cura di Virginia Mori

Lo stile di Gianelli è fresco, chiaro, sicuramente poco pulito dal punto di vista del linguaggio, molto moderno e poco pedante. I racconti sono brevi ma veloci da leggere e alcuni di essi piuttosto coinvolgenti. Si potrebbe dire che dal punto di vista cinematografico, da ogni racconto si potrebbe trarre un cortometraggio senza problemi, tanto sono definite e allo stesso tempo surreali le trame. Simpaticissima l’idea nel racconto “Una Vita Senza J”, di utilizzare le lettere dell’alfabeto nella descrizione dei personaggi e del paesaggio, in cui ogni lettera calza a pennello con le caratteristiche descritte e aiuta la mente del lettore a focalizzare nel proprio immaginario le figure dei protagonisti. Ho trovato subito interessante il primo racconto, “Trenta Secondi di Universo”, in cui uno scienziato del futuro riesce a tornare indietro nel tempo ma in un lampo viene ucciso a causa di un equivoco, creando così una falla nella linea temporale che porterà tutto l’universo a ripetere gli ultimi trenta secondi prima dello sparo che ha ucciso lo scienziato. In poche righe, Gianelli racconta le brevi storie di persone normali, che compiono gesti normali quotidiani e mentre il tempo li costringe a rivivere ogni volta lo stesso momento prima di ricominciare tutto daccapo, ogni attimo viene vissuto dal lettore in maniera così intensa da poter quasi pensare di essere lì con loro ad assaporarli, quei momenti. 

                              L'autore Nicolò Gianelli, in una foto presente nel suo blog ufficiale

Nicolò Gianelli è un artista a tutto tondo, da scrittore a compositore a cineasta. E’ immerso totalmente nell’ambito artistico- culturale, dal suo stile ben definito si denota talento e una sferzante creatività. Se può interessarvi mi permetto di linkarvi il suo blog, sulla quale potrete trovare ulteriori informazioni su di lui e sul suo lavoro: http://nicologianelli.blogspot.it Sicuramente avrò l’occasione di leggere altre sue opere e se vi incuriosisce “Brutto vizio morire”, edito da ‘round midnight edizioni, provate a leggerlo, ma siate prudenti: potrebbe causare effetti collaterali! ;)

giovedì 22 agosto 2013

Recensione "Lo strano caso dei tre nubiani" di Francesco Signor - 50 sfumature di....genialità (In collaborazione con 'Round Midnight Edizioni)

AVVERTENZE
Il libro che mi appresto a recensirvi CONTIENE ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI e PAROLACCE. Se sei tendente a scandalizzarti, questa recensione non fa per te, perciò alla prossima!  Se invece non ti crei alcun problema, continua pure a leggere, e grazie per averci scelti :)
(Fa molto compagnia aerea, lo so.)

Lo strano caso dei tre nubiani* è uno dei libri più strani che abbia letto in questo periodo di voracità letteraria, se non addirittura uno dei più strani che abbia mai letto in vita mia. Con questo non intendo certo dire che sia un brutto libro, assolutamente.
Ma è strano, strano forte.

E strana è anche la trama, pur essendolo nella sua semplicità: Analisa (no, non è un errore di battitura, semmai un errore dell'ufficio anagrafe), detta Ana, una giovane ragazza col diploma regionale di parrucchiera, si ritrova costretta dall'amica di sempre, Caterina detta Cate, ad andare ad un colloquio di lavoro al posto suo, dal momento che essa, a causa di una candidosi trasmessale da chissà quale dei suoi innumerevoli partner, non altri pensieri all'infuori dell'incessante prurito alle parti intime (cercherò di usare un linguaggio il più pulito possibile, ma nel libro le cose sono descritte in maniera assai più esplicita, ndr).
copertina del libro.
Seppur riluttante, e conciata (per merito di Cate) come una squillo di serie z, Ana si reca al colloquio. Qui, dopo aver incontrato tre fusti di colore (i tre nubiani, appunto), a cui appiopperà subito degli ambigui soprannomi (Tyson, Estintore e Il moretto), s'imbatterà nel capo, Cristian Grasso, il quale, come suggerisce il cognome, è un individuo più largo che lungo, incline a lasciarsi scappare flatulenze e totalmente estraneo alle buone maniere.

Una volta assunta nella ditta di autodemolizioni gestita da Grasso, ad Ana capiterà di tutto e di più.
Naturalmente "di tutto e di più" in chiave sessuale, in quanto, come specificato nella sinossi, Ana è un'aspirante zoccola, verrà tormentata dal pensiero dei tre nubiani e a ciò che desidererebbe fare con (e di) loro, soprattutto nel cuore della notte. E ovviamente l'amica Cate, ancor più ninfomane di Ana, e l'amico zerbino Giuse, che entrambe reputano finocchio senza averne la certezza, non faciliteranno l'ardua impresa di pensare ad altro.
Così, tra mille (adorabili) volgarità, scene di sesso (immaginarie e non), parrucche, telefonate, sparizioni e chi più ne ha più ne metta, Francesco Signor ci trascina in un'atmosfera tanto (volutamente) assurda quanto (purtroppo) verosimile, poiché nel romanzo è riflessa la disarmante condizione di precariato che affligge sempre più i giovani.

Il caso dei tre nubiani è un romanzo che non si ama, né si odia. Esso va semplicemente accettato così com'è, coi suoi pregi (ci sono, eccome se ci sono! Lo vedremo più avanti) e i suoi difetti, che, nonostante l'85% delle volte ti facciano pensare "Ma cosa cazzo sto leggendo?", sono proprio questi ultimi a tenerti incollato/a alle pagine, fino alla fine.

Veniamo ora al VERO MOTIVO per cui tutti dovrebbero leggere e adorare questo romanzo.
Essendo un autore umoristico, Signor ha volutamente calato un'ulteriore e geniale aura satirica nel romanzo stesso; mi riferisco ai personaggi, ai loro ruoli, ma soprattutto ai loro NOMI. Mi spiego meglio.

La protagonista si chiama ANALISA FERO, ovvero Annalisa Ferro con due consonanti in meno. E si fa chiamare Ana. Non vi ricorda una certa ANASTASIA STEELE? (e Steele è la scrittura errata di Steel, che in inglese significa "acciaio", ergo parliamo sempre di metalli e simili.)

Il nome del datore di lavoro di Ana, con cui lei HA UN COLLOQUIO AL POSTO DELL'AMICA, si chiama Cristian Grasso. Non vi fa pensare ad un certo CHRISTIAN GREY?

Il nome dell'amica di Ana è Cate Cavanaghi. Non vi fa pensare ad una certa KATE KAVANAGH?

Il nome dell'amico zerbino di Ana è Giuse. Non vi fa pensare ad un certo JOSE?

Una volta accortami di questa strabiliante frecciatina a 50 sfumature di grigio, ho esultato neanche fossero i mondiali del 2006. Ho pensato "Finalmente!", dato che, avendo letto (e detestato) la trilogia erotica (ahahah) più chiacchierata degli ultimi tempi, l'idea che ci fosse una voce fuori dal coro, come quella di Francesco Signor, che si prendesse il meritato lusso di scimmiottarla rendendola un romanzo umoristico, dove la protagonista non è una timida studentella, ma una ragazza che grida al mondo intero la sua voglia di sesso, dove il protagonista scappa ogni due minuti in bagno per colpa di una zuppa di cozze, dice sempre "vabbuò" (...riferimento a Schettino?) e non si preoccupa minimamente di fare il cavaliere in giro per la città, è davvero una cosa a mio avviso spettacolare. Francesco Signor meriterebbe una medaglia solo per questo!
ahahahahaahahah
In conclusione, Lo strano caso dei tre nubiani è uno di quei libri su cui dovete assolutamente inciampare, almeno una volta nella vita. Perché per quanto sia fastidioso, nauseante, ambiguo, puzzolente e privo di sentimenti, è sicuramente migliore di tutti quei romanzi che sbandierano amore vero, eleganza e perbenismi vari, per poi leggerli e restare con l'amaro in bocca.
Il romanzo da me appena recensito vi avverte in anticipo, ma vi assicura delle sincere risate!

Prima di lasciarvi, colgo l'occasione per ringraziare la 'round midnight edizioni per averci concesso di leggere e recensire alcuni dei libri da loro editi (prossimamente pubblicheremo le altre recensioni).
Potete acquistare Lo strano caso dei tre nubiani e gli altri romanzi editi da 'round midnight direttamente sul sito della casa editrice (clicca QUI per visitare il sito). Nello stesso sito inoltre è presente la lista delle librerie dove potete acquistare i loro libri, qualora non siate soliti ad acquistare online. Alla prossima!

*Ah già, dimenticavo...sicuramente per tutto questo tempo l'unica domanda che vi sarete posti sarà stata "Cosa diavolo sono i nubiani?". Ho voluto lasciarvi sulle spine prima di dirvi che i nubiani sono gli abitanti della Nubia, regione a sud dell'Egitto. Peace.



mercoledì 21 agosto 2013

A proposito dell'eliminazione di Miss Italia - Articolo di LorenzoLibri1


Un paio di settimane fa, siamo entrate in contatto con Lorenzo, recensore di manga e libri, meglio conosciuto come LorenzoLibri1 su Twitter. Inoltre Lorenzo ha all'attivo, già da diverso tempo, un canale su Youtube, NonsoloGiappone (clicca QUI per visitare il suo canale). Ho avuto modo di conoscere Lorenzo proprio grazie a Youtube, e sono stata subito colpita dalla sua abilità di esposizione, in un linguaggio chiarissimo e facilmente comprensibile a tutti. 
L'articolo che vi sto per presentare, dal titolo "A come Attualità# Evviva la Tobagi, consigliera della Rai!", è stato scritto proprio da Lorenzo, il quale, desideroso di conoscere la nostra opinione in merito (sia dal punto di vista stilistico che per il contenuto), ci ha inviato il seguente articolo via mail, ed abbiamo deciso di pubblicarlo. Si tratta di una sua
opinione riguardo l'atteggiamento della stampa per la decisione della Rai di non trasmettere più Miss Italia . 
Ecco l'articolo in questione. Potete trovarlo anche sul blog di Lorenzo, e già che ci siete date un'occhiata agli altri post :) 

"L'altro giorno ho letto un articolo su DonnaModerna che non posso non commentare con voi.

Il pezzo in questione è "Si, noi donne stiamo cambiando la Rai" di Mariella Berci, contenuto n.31 (31/07) del settimanale. La giornalista intervista la più giovane consigliera d'amministrazione Rai, Benedetta Tobagi, la quale testimonia e difende le nuove iniziative dei palinsesti della Tv di Stato 
rivolte al pubblico femminile. Tra queste c'è persino la tanto vituperata scelta di eliminare il concorso di Miss Italia, che, al di là di essere una competizione anacronistica, non è più lo stesso trampolino professionale di una decina d'anni fa (oltre ad aver perso diversi milioni di telespettatori).

Mi preoccupa una certa asserzione della giornalista che scrive : <<Non sarà certo l'abolizione di Miss Italia a garantire le donne. Non a caso, è una decisione che ha innescato un mare di polemiche>>. Opposizione legittima. Peccato che in Italia la tv sia quasi l'unica fonte di informazione, secondo le statistiche (*), e , vorrei sbagliarmi, anche di formazione culturale.
E pensare che per tanti anni riviste come DonnaModerna si sono scagliate contro la rappresentazione di una donna stereotipata, contro i programmi televisivi che non rendono giustizia alla cultura ed alla professionalità della figura femminile. Coerenza al top, dunque.
Fortunatamente tante Donne (e la <<d>> maiuscola non è una svista) come Lorella Zanardo e Michela Murgia si sono battute attraverso pubblicazioni di tutto rispetto per difendere la dignità mediatica dell'universo femminile, con dei risultati davvero ragguardevoli, i quali hanno portato alla rivisitazione di molte trasmissioni volgari , sia della tv di stato che di quelle private.

Non trasmettere Miss Italia non significa annichilire il mondo della bellezza, che certamente troverà altri settori in cui estrinsecarsi, ma semplicemente chiudere un capitolo della nostra tv che da anni non riscuote né successo, né consensi. La Rai, in quanto televisione di stato, ha l'obbligo morale più di ogni altro ente televisivo di prestare attenzione alla qualità delle sue trasmissioni, sebbene negli ultimi dieci anni non sempre ciò sia avvenuto. Dimentichiamo che gli italiani si esprimono nella lingua corrente grazie alla televisione pubblica, che negli '60-'70 è stata un grande mezzo di diffusione culturale.

Evviva le donne come Benedetta Tobagi che si battono per una tv dove sia posto sotto i riflettori il meglio della creatività mediatica che questo Paese può offrire!"
Siete d'accordo col punto di vista di Lorenzo? Ritenete che l'eliminazione di un programma storico come Miss Italia possa in qualche modo influire sul ruolo delle donne di oggi, o pensate che sia un concetto del tutto superato? Saremmo lieti di conoscere la vostra opinione in merito.

venerdì 9 agosto 2013

La 70°Mostra del Cinema di Venezia. Ecco il programma!

Carissimi!!! In occasione della 70esima Mostra del Cinema di Venezia, ecco qui il programma dei film in concorso e fuori concorso! Per qualsiasi altra info potrete visitare il sito ufficiale della Mostra: http://www.labiennale.org/it/cinema/70-mostra/
Venezia 70 Concorso internazionale di lungometraggi in prima mondiale MERZAK ALLOUACHE - ES-STOUH (LES TERRASSES) Algeria, Francia, 94' Adila Bendimerad, Nassima Belmihoub, Ahcene Benzerari, Aïssa Chouat, Mourad Khen, Myriam Ait El Hadj. GIANNI AMELIO - L’INTREPIDO Italia, 104' Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli. ALEXANDROS AVRANAS - MISS VIOLENCE Grecia, 99' Themis Panou, Eleni Roussinou. JOHN CURRAN - TRACKS Australia, 107' Mia Wasikowska, Adam Driver. EMMA DANTE - VIA CASTELLANA BANDIERA Italia, Svizzera, Francia, 90' Elena Cotta, Emma Dante, Alba Rohrwacher, Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola. XAVIER DOLAN - TOM À LA FERME Canada, Francia, 105' Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu. JAMES FRANCO - CHILD OF GOD Usa, 104' Scott Haze, Tim Blake Nelson, Jim Parrack. STEPHEN FREARS - PHILOMENA Regno Unito, 94' Judi Dench, Steve Coogan- PHILIPPE GARREL - LA JALOUSIE Francia, 77' Louis Garrel, Anna Mouglalis. TERRY GILLIAM - THE ZERO THEOREM Regno Unito, Usa, 107' Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, David Thewlis, Lucas Hedges, Ben Whishaw, Tilda Swinton. Orizzonti Le nuove correnti del cinema mondiale VALERIA ALLIEVI - QUELLO CHE RESTA Italia, 20'(documentario). SERIK APRYMOV - BAUYR (LITTLE BROTHER) Kazakhistan, 95' Almat Galym, Alisher Aprymov. ENRICO MARIA ARTALE - IL TERZO TEMPO Italia, 96' Stefania Rocca, Stefano Cassetti, Lorenzo Richelmy, Edoardo Pesce, Margherita Laterza. AGNÈS B. - JE M'APPELLE HMMM... Francia, 120' Douglas Gordon, Lou-Léila Demerliac, Sylvie Testud, Jacques Bonnaffé, Marie-Christine Barrault, Jean-Pierre Kalfon, Jean-François Garreau. RICCARDO BERNASCONI, FRANCESCA REVERDITO - DEATH FOR A UNICORN Svizzera, 15' Tilda Swinton, Luis Molteni, Lorenzoluca Gronchi, Emma Fossani, Elowen McClaud. SHUBHASHISH BHUTIANI - KUSH India, 20' Sonika Chopra, Shayaan Sameer, Anil Sharma. CÉCILE BICLER - TOUTES LES BELLES CHOSES Francia, 17' Laura Calamy, Marie-Bénedicte Cazeneuve- GIORGIO BOSISIO - UN PENSIERO KALAŠNIKOV Italia, Regno Unito, 21' Paolo Roberto Di Seglio, Lorenza Pisano, Anna Sala. ROBIN CAMPILLO - EASTERN BOYS Francia, 128' Olivier Rabourdin, Kirill Emelyanov, Danil Vorobyev, Edea Darcque, Beka Markozashvili. GIA COPPOLA - PALO ALTO Usa, 100' Emma Roberts, Jack Kilmer, James Franco, Val Kilmer, Keegan Allen, Nat Wolff, Colleen Camp. Fuori concorso Opere firmate da autori di importanza riconosciuta SHINJI ARAMAKI - HARLOCK: SPACE PIRATE Giappone, 115'. ALFONSO CUARÓN - GRAVITY Usa, 90' George Clooney, Sandra Bullock. SALVO CUCCIA - SUMMER 82 WHEN ZAPPA CAME TO SICILY [PROIEZIONI SPECIALI] Italia, Usa, 80' Gail Zappa, Moon Zappa, Diva Zappa, Dweezil Zappa, Mathilda Doucette, Megan Zappa, Massimo Bassoli, Steve Vai, Tanino Liberatore, Thomas Nordegg. ANNA EBORN - PINE RIDGE [PROIEZIONI SPECIALI] Danimarca, 77' Vanessa Piper, Kassel Sky Little, Lance Red Cloud Cassandra Warrior, Daniel Runs Close, John Little Finger, Bert Lee Montileaux Jr. ALEX GIBNEY - THE ARMSTRONG LIE [PROIEZIONI SPECIALI] Usa, 105' Lance Armstrong. MIGUEL GOMES - REDEMPTION [PROIEZIONI SPECIALI] Portogallo, Francia, Germania, Italia, 26'. KITTY GREEN - UKRAINA NE BORDEL (UKRAINE IS NOT A BROTHEL) [PROIEZIONI SPECIALI] Australia, 76'. KI-DUK KIM - MOEBIUS Corea del Sud, 90' Cho Jae-hyun, Seo Young-ju, Lee Eun-woo. STEVEN KNIGHT - LOCKE Regno Unito, 85' Tom Hardy, Olivia Colman, Ruth Wilson, Andrew Scott, Ben Daniels, Tom Holland. SANG-IL LEE - YURUSAREZARU MONO (UNFORGIVEN) Giappone, 125' Ken Watanabe, Jun Kunimura, Yûra Yagira, Kôichi Satô, Akira Emoto, Shioni Kutsuna, Eiko Koike, Ken’ichi Takitô. Venezia Classici Selezione di film classici restaurati e di documentari sul cinema CHANTAL AKERMAN - HÔTEL MONTEREY (1972) Belgio, Usa, 65'. CHANTAL AKERMAN - LE 15/8 (1973) Belgio, 42'. RAY ASHLEY, MORRIS ENGEL, RUTH ORKIN - LITTLE FUGITIVE (IL PICCOLO FUGGITIVO, 1953) Usa, 75' Richard Brewster, Winifred Cushing, Jay Williams. GIANNI BORGNA (A CURA DI) - PROFEZIA. L'AFRICA DI PASOLINI [DOCUMENTARI] Italia, Marocco, 77'. GIANNI BOZZACCHI - NON ERAVAMO SOLO... LADRI DI BICICLETTE. IL NEOREALISMO [DOCUMENTARI] Italia, 72'. FRANCO BRUSATI - PANE E CIOCCOLATA (1974) Italia, 100' Nino Manfredi, Johnny Dorelli, Anna Karina. PETER HO-SUN CHAN - TIAN MI MI (COMRADES: ALMOST A LOVE STORY, 1996) Hong Kong, 118' Maggie Cheung, Leon Lai, Eric Tsang. DAMIANO DAMIANI - QUIÉN SABE? (1966) Italia, 120' Gian Maria Volonté, Klaus Kinski, Martine Beswick. JOHN FORD - MY DARLING CLEMENTINE (SFIDA INFERNALE, 1946) Usa, 97' Henry Fonda, Linda Darnell, Victor Mature. WILLIAM FRIEDKIN - SORCERER (IL SALARIO DELLA PAURA, 1977) Usa, 121' Roy Scheider, Bruno Cremer, Francisco Rabal. La Mostra è alle porte e si terrà dal 28 agosto al 7 settembre. Gli alberghi adiacenti al Festival sono strapieni, i treni quasi tutti prenotati, ma vi consigliamo comunque si provare un "last minute"; quantomeno potrete godervi Venezia e le sue innumerevoli bellezze storiche-artistiche!!!

giovedì 8 agosto 2013

"L'arte di trattare le donne" di Arthur Schopenhauer - Adesso sappiamo chi ha ispirato Marco Ferradini

Prendi una donna, trattala male...così cantava Marco Ferradini nella canzone Teorema che, anche se non amate il genere, certamente ricorderete nel film Chiedimi se sono felice, dove Aldo, ritenendo Ferradini il guru dell'amore, cerca di convincere anche Giacomo, con scarsi risultati.
E con mia grande soddisfazione oggi posso rivelarvi la più plausibile fonte d'ispirazione per la canzone d'amore più antiamore della storia della musica italiana.

Marco Ferradini, discutibile discepolo di Schopenhauer.

L'arte di trattare le donne (titolo originale: Uber die Weiber), conosciuto anche come Discorso sulle donne, è un trattato di Arthur Schopenhauer del 1851, in Italia edito da Adelphi. In questo trattato, composto da diciassette capitoletti, il filosofo tedesco, che tutti abbiamo studiato alle superiori e che tutti abbiamo amato, esprime senza troppi peli sulla lingua la sua opinione sull'universo femminile in tutte le sue sfumature, senza nascondere quel poco di disappunto celato tra le sue parole. Ma giusto un po' eh.
Copertina del libro.
Prima di introdurvi uno dei libri più esilaranti che abbia mai letto in vita mia, ci terrei a fare tre piccolissime premesse:
1) Non sono un'appassionata né un'esperta di filosofia, la mia conoscenza in materia si limita alle basi apprese al liceo, pertanto mi scuso qualora commettessi qualche strafalcione;
2) Il trattato in questione è un vero e proprio esempio di misoginia, per cui consiglio alle femministe incallite di esprimere la loro opinione senza scaldarsi troppo, Schopenhauer è morto da tempo e io non c'entro nulla :)
3) Non ho scelto io di leggere questo trattato, è stato questo trattato a scegliere me, in quanto è stata una lettura assolutamente casuale.

Veniamo dunque al corpus dell'opera, analizzando singolarmente i vari capitoli:

1. La natura della donna
Già dal primo capitolo, l'autore fa intendere, senza alcun timore, la sua opinione sul sesso femminile; egli ritiene che esso sia inferiore al sesso maschile, e che le donne, in quanto incapaci di un interesse oggettivo per checchessia, vedono il mondo attraverso un'ottica da eterne bambine, indipendentemente dalla loro età.

2. Le differenze dall'uomo
Naturalmente le differenze tra uomini e donne pongono quest'ultime in una posizione di svantaggio. Schopenhauer è d'accordo sul fatto che le femmine maturino prima dei maschi, ma solo perché quanto più una cosa è nobile e perfetta, tanto più tardi e più lentamente giunge alla maturità.
Inoltre la donna è intellettualmente miope, poiché il suo intelletto è limitato rispetto all'uomo, pertanto non vede oltre i limiti che lei stessa di pone.
Ora mi credete quando ho detto che è stata una delle letture più esilaranti della mia vita?

3. I suoi compiti secondo natura
I compiti principali di una donna sono la gravidanza e di conseguenza la propagazione del genere umano, e il sacrificio, dove sacrificarsi significa dare anima e corpo all'uomo e alle sue necessità.

4. I suoi pregi
Come potevasi immaginare, si tratta di uno dei capitoli più brevi dell'opera. Schopenhauer sostiene che la donna abbia solo due pregi: il primo consiste nel vedere le cose come sono realmente, il secondo consiste nell'essere un'ottima consigliera per l'uomo.

5. I suoi difetti
La donna possiede il difetto innato della menzogna, in quanto essa è capace, già dalla tenera età, di giostrarla a suo piacimento, al fine di ottenere quanto desidera. Inoltre Schopenhauer inserisce altri due difetti tipici del sesso femminile che fanno pensare a quanta attualità sia contenuta in quest'opera: il difetto di sperperare e di gestire malamente il denaro.
Alzi la mano chi non ha mai pensato questo della propria donna!

6. Come scegliere la donna adatta
A dire la verità, sono pienamente d'accordo con quanto detto in questo capitolo. Qui l'autore solleva diversi punti della questione del riconoscere la donna perfetta, sia per quanto riguarda l'aspetto fisico (la scelta di ciò che viene ritenuto bello sarebbe dettata esclusivamente dall'istinto dell'uomo), sia per quanto riguarda l'affinità intellettuale e l'alchimia fra i due soggetti (a un determinato grado di virilità dell'uomo corrisponde esattamente un determinato grado di femminilità della donna). Tuttavia l'uomo deve sempre lasciarsi consigliare da altre persone, affinché la sua scelta non sia esclusivamente dettata dalla passione, che potrebbe condurre alla scelta sbagliata.

7. L'amore
Si tratta senza dubbio di un tasto dolente nella tematica affrontata dal filosofo tedesco, non a caso è uno dei capitoli più lunghi del trattato. L'amore viene dipinto come follia pura, che nasce dal bisogno sessuale dell'uomo. Anche Schopenhauer è d'accordo col celebre detto L'amore è cieco (...e la morte è orba!), poiché la volontà della specie è talmente più potente di quella dell'individuo da far chiudere gli occhi all'innamorato su tutte le caratteristiche per lui ripugnanti.
L'idea dell'amore per Schopenhauer è talmente ambigua da portarci nei due poli opposti: da un lato, l'amore innalza gli esseri umani verso il Paradiso, ed è paragonabile alla poesia; dall'altro lato, esso viene rappresentato come il MALE più assoluto, che può portare perfino al suicidio.
Vi cito l'opinione di Schopehauer a proposito dell'amore vero:
Poichè non esistono due individui perfettamente uguali, ci sarà una sola determinata donna che corrisponderà nel modo più perfetto a un determinato uomo. La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due si incontrino.
8. Il sesso
Come l'amore, anche il sesso è il punto centrale del pensiero dell'autore su come trattare le donne, in quanto l'amore stesso, come detto poc'anzi, nasce dal sesso. Oltre a riprendere la questione dell'istinto dell'essere umano, che secondo Schopenhauer regola diverse scelte del soggetto interessato, egli sostiene che:
l'amore sessuale è compatibile perfino con un estremo odio per il suo oggetto: ecco perché già Platone lo paragonò all'amore dei lupi per le pecore.
Nel capitolo è incluso un altro paragrafo, intitolato Barba e sesso, che non potevo non citarvi per quanto mi ha fatto ridere:
La barba, essendo quasi una maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne.
9. Il matrimonio
Naturalmente anche il matrimonio in sé viene visto come il male, tanto da arrivare a sostenere che:
Matrimonio = guerra e necessità; vita da single = pace e prosperità.
Date retta a me: non sposatevi! Lasciate che sia la scienza la vostra amante e consorte: starete mille volte meglio. Il nostro matrimonio occidentale è quanto di più assurdo si possa pensare! Quanti carichi e obblighi sproporzionatamente grandi impone all'uomo in cambio di gioie effimere!
E con questo ho detto tutto.

10. Monogamia o poligamia?
Qui vediamo come Schopenhauer sia favorevole alla poligamia, ancora in uso nella cultura orientale, a lui assai cara (basti pensare alla teoria del velo di Maya), purché essa venga regolata adeguatamente, tant'è che sostiene possa essere un beneficio per entrambi i sessi.
a giudicare dalla sua espressione, Schopenhauer stava guardando una donna.
11. I diritti della donna
Qui i diritti della donna sono esplicati in maniera assai confusa. Basta sapere che il diritto principale della donna è quello di ereditare i beni dai genitori, in particolare dal padre, o comunque da un uomo.

12. L'arte più antica
Un breve capitolo a proposito del mestiere più antico del mondo, la prostituzione. A mio avviso, non dice nulla d'interessante

13. Donne e cultura
Questo è senza dubbio il capitolo che più mi ha trovata in disaccordo col pensiero di Schopenhauer. Egli sostiene che le donne, in quanto esseri "inferiori", non possono essere considerate vere e proprie fautrici della cultura, perché il loro interesse si limiterebbe a pura civetteria. Inoltre sostiene che nessuna donna abbia mai scritto un'opera che meriti di essere considerata tale. Forse fino all'Ottocento è stato così (anche se ho i miei dubbi), ma chissà se il vecchio Arthur la penserebbe così anche oggi!

14. Donne e società
Indovinate quale sarà il ruolo della donna nella società? Lascio a voi la risposta :-)

15. Dame e cavalleria
Secondo Schopenhauer la cavalleria è un mito da sfatare e La dama europea è un essere che non dovrebbe proprio esistere, in quanto la donna non va decantata, ma addomesticata, al fine di diventare la perfetta massaia al servizio del marito. Inoltre il mito della cavalleria è prettamente legato all'Occidente contemporaneo (ai tempi dell'autore, s'intende!), e infatti Non solo ride tutta l'Asia, ma avrebbero riso anche Grecia e Roma. 

16. Che cos'altro sapere
Appena letto il titolo di questo capitolo, mi sono venuti subito in mente i foglietti illustrativi dei medicinali, o gli opuscoli che parlano delle malattie veneree. E sono certa che sia quello che Schopenhauer abbia voluto far intendere, in modo da calcare sulla sua fin troppo evidente misoginia.
Tra le ultime avvertenze fornite dall'autore, le categorie di uomini preferiti dalle donne, la morale da esse seguita e alcuni modelli comportamentali che l'uomo deve evitare, primo fra tutti quello di Petrarca, autore particolarmente amato da Schopenhauer, ma fervido sostenitore della cavalleria. Ed è lo stesso Schopenhauer a sostenere:
Se la passione di Petrarca fosse stata soddisfatta, da quel momento in poi il suo canto sarebbe ammutolito.

17. L'elogio delle donne (?)
Dal momento che l'ultimo capitolo non era presente nel pdf del libro in mio possesso (probabilmente il tizio che l'ha messo a disposizione è ancor più misogino di Schopenhauer!), non posso parlarvene come ho fatto per i capitoli precedenti. Vi allego comunque quello che ho trovato al riguardo su Wikipedia:
Il capitolo conclusivo è rappresentato da Jouy che dice: "Sans les femmes, le commencent de notre vie serait privé de secours le milieu de plaisirs, et la fin de consolation" (senza le donne, l'inizio della nostra vita sarebbe privo degli aiuti, la fase di mezzo dei piaceri e la fine della consolazione). E termina dicendo "Più guardo gli uomini, meno mi piacciono. Se potessi dire la stessa cosa delle donne, tutto sarebbe a posto ".
Da ciò possiamo trarne che Schopenhauer, nel capitolo finale, dà una sorta di "giustificazione" alle critiche sollevate precedentemente, in quanto, bisogna ammetterlo, nessun uomo può vivere senza almeno una donna nella propria vita, qualsiasi cosa rappresenti per lui.

COSA NE PENSO: nonostante la maggior parte delle volte, com'è normale che sia, ho pensato che le sue idee sulle donne fossero assolutamente errate, Schopenhauer resta assolutamente un GENIO. Il tono stesso dell'opera, la foga con cui si accanisce contro le donne (probabilmente per via delle sue esperienze personali, soprattutto per colpa della madre), ha un concentrato talmente nevrotico da risultare quasi assurdo. A parer mio, questo alleggerisce di tanto l'atmosfera dell'opera, rendendola accessibile a tutti!

LO CONSIGLIO A: se amate Schopenhauer, dovete ASSOLUTAMENTE leggerlo. Lo consiglio anche a tutte le donne, soprattutto alle più ironiche che, pur venendo palesemente offese in questo volumetto, troveranno un' incredibile fonte di umorismo. Lo consiglio anche agli uomini, solo per conoscere la loro opinione a riguardo, purché chiaramente non vi mettiate a scrivere canzoni misogine come "Teorema".
E ricordate:
Cerca di essere un tenero amante, ma fuori dal letto nessuna pietà!

lunedì 5 agosto 2013

Cronaca di una fan: concerto dei Muse allo Stadio Olimpico di Roma, 6 luglio 2013

Premetto che qui non intendo scrivere l’ordine delle canzoni eseguite, non è una lista della spesa, ma descrivo semplicemente ciò che sono le mie impressioni in generale. Quindi se non ho citato qualche pezzo perdonatemi, ma non era il mio scopo. Mi scuso se la mia non è una recensione imparziale, d’altra parte ho deciso di condividere con voi ciò che è stato per me questo evento. Grazie. Ore 21:00, l’aria è elettrica. Lo stadio è stracolmo di fan tutti in attesa della loro entrata in scena. Da un megafono si sente una voce gracchiante ma con le urla della gente non si riesce a capire granché. A fatica riusciamo a sederci ai nostri posti con una specie di ansia che percorre i nostri nervi. Ci troviamo in curva nord, molto in alto, non si vede molto bene il palco, inondato da riflettori dalla luce bianchissima. Tutto intorno a noi è una mare di gente; d’improvviso dalle file laterali parte una mega- hola, e ci uniamo di buon grado,esultanti. Per un po’ si continua così, il buio scende e nello stadio si accendono le illuminazioni. Il tempo sembra essersi dilatato, non ci rendiamo conto di quanto tempo sia passato, forse dieci minuti, forse quindici, ma in realtà nella febbrile attesa sembra siano passate ore. Quando ecco che tutto si fa buio e le prime note di Supremacy aleggiano nell’aria. Un boato rimbomba in tutto l’edificio. Il concerto è iniziato! Un’esplosione sul palco. I Muse sono sempre in forma, Matt è iper- attivo sul palco, non si ferma mai, Dom è dinamico e muove le bacchette talmente veloce e con foga da non riuscire a vedere bene i suoi movimenti. Chris è sempre pacifico e tranquillo, impegnandosi al meglio per una buona performance. Getti di fuoco a ritmo di musica si alternano alle note della canzone. La voce di Matt cambia tonalità con naturalezza, senza sforzi. Divertentissima Panic Station con i pupazzetti sullo schermo con le fattezze dei grandi leader politici, c’è persino Papa Francesco che balla insieme ad Obama e la Merkel, mentre Putin fa la danza del robot. A seguire il gruppo si cimenta con i grandi classici e altri pezzi del nuovo album “The 2nd Law”, tra cui Animals, con l’incredibile performance del banchiere avido che alla fine della canzone, lancia del denaro sul pubblico estasiato davanti il palco, mentre fontane di coriandoli sparano a getto continuo anche dollari su dollari. Non credevo che l’avrebbero suonata, ma lo fanno: sento i primi accordi di Feeling Good e mi esalto. Sul palco appare una donna in carriera sensuale in taiuller che parla incessantemente al telefonino. Dopodiché si avvicina ad una pompa di benzina piazzata lì sulla pedana finale del palco e comincia a ingoiare quella che a noi dovrebbe apparire benzina (inutile dire che non lo era, eh!  ). Mentre nel video proiettato, i prezzi del petrolio continuavano a salire. Eccezionale Chris nell’interpretazione di Man with Harmonica di Ennio Morricone, intro di uno dei pezzi più complesso dal punto di vista strumentale: Knights of Cydonia. Anche Histerya fa la sua figura, mentre tutti pogano e ballano a ritmo, infervorati dall’energia che si propaga dal gruppo. Il pubblico è in visibilio, una coppia davanti a me si abbraccia felice. Durante il concerto suonano anche Madness, Follow Me, Unintended, Undisclosed Desires e lo stadio si illumina di accendini accesi appositamente. Uno dei pezzi che ho preferito è stato Plug in Baby, che ho avuto modo di apprezzare ugualmente al concerto di Pesaro, a novembre scorso. Suonano Resistance e Time is running out e tutta la folla canta insieme a loro, Chris si esibisce anche con i suoi pezzi, ma non tutti sembrano apprezzarli, molti stanchi dalla frenesia precedente si siedono, riprendendo fiato. La parte più esaltante arriva con l’enorme lampadina, che molti conoscitori dei concerti del gruppo conoscono bene, dove appesa vi era una bellissima acrobata vestita di bianco, che danzava in aria librandosi in una maniera da farti rimanere ipnotizzata a fissarla. Tutti a bocca aperta, osserviamo quel meraviglioso spettacolo. C’è stata anche una breve pausa, dove hanno proiettato il video di Liquid State (“theme” del film World War Z).
Ad Unsustainable appare un robot gigantesco e siamo divertiti dal confronto con Matt e Chris vicino al colosso che si muove e spara fumo dalla testa, mentre le colonne di fuoco in alto sputano fuoco nuovamente. Survival è come ogni volta incredibile. Vengo colta dall’imponenza dei suoni, dalla forza e dalla determinatezza della voce di Matt e dalla batteria di Dom, mentre intorno sembra di vivere in un’atmosfera onirica. Con Uprising i Muse ancora una volta riescono ad interagire alla grande con il pubblico, mentre sullo schermo appaiono le loro immagini moltiplicate quasi all’infinito in un ordine piramidale, come un esercito immenso, mentre Matt incita il pubblico a compiere i suoi stessi movimenti. Anche i miei accompagnatori si fanno prendere dalla foga e lo imitano, così mi guardo intorno e vedo che tutti fanno la stessa cosa e la cosa mi diverte parecchio.
Finito il concerto tutti avevano facce un pò desolate, come se un pezzo di cuore fosse andato via con loro. Abbiamo notato il disappunto di molti perché volevano il bis, ma non è stato possibile e questo ha rattristato gli spettatori. Siamo andati via soddisfatti della bellissima serata e dal tripudio di emozioni che ci hanno lasciato, con la speranza di avere presto l’occasione di rivedere di nuovo uno spettacolo strabiliante come quello, forse anche migliore. Il loro stile rock, ma con l’evidente eleganza tutta “british” rende i Muse un gruppo a cui ci si può appassionare facilmente, a qualunque età, sia per il tipo di musica che per i testi, poetici e sferzanti, in cui non fanno altro che mettere semplicemente i loro pensieri e le loro riflessioni sull’amore, sul presente e su quello che ci rivelerà il futuro, con piccole note polemiche e di stizza nei confronti della situazione politica ed economica attuale. Un gruppo innovativo, sempre in evoluzione, ma che si distingue dagli altri,dall’inconfondibile sound che riecheggiando nella nostra mente, ogni volta ci fa scoprire qualcosa di nuovo.

giovedì 1 agosto 2013

Alla (ri)scoperta del progressive rock italiano: “Zarathustra” dei MUSEO ROSENBACH

Ma troppe risposte confondono una vita antica
Mille tradizioni hanno costruito un muro intorno a me.
Solo e senza forze mi perdo nelle mie parole e forse chi cerco ha camminato sempre accanto a me...
Ecco nasce in me, vivo il Superuomo
(tratto da «Superuomo»
Museo Rosenbach, un nome che dirà ben poco alla maggioranza del popolo italiano, ma che per un vero appassionato di progressive rock all’italiana dirà TUTTO. Sarò sincera: fino a ieri io stessa non avevo mai sentito parlare di questa band, in quanto ascolto veramente poco la musica italiana e raramente mi ci “avventuro”. Perciò credo che sarò per sempre riconoscente ad un amico che ho su Facebook, il quale, conoscendo il mio totale amore per il progressive internazionale, mi sta aiutando a conoscere, pian piano, anche il progressive nostrano. Quindi un grazie di cuore a Moksha che sicuramente leggerà questo post :-)


Veniamo ora all’analisi di quello che più che un album sarebbe più opportuno definire un concept album (ossia quel genere di album che affronta, nei propri testi, un’unica tematica, ndr) datato 1973, considerato una vera e propria perla dai cultori del prog italiano.

Copertina dell'album "Zarathustra"

Chiaramente ispirato all’opera di Friedrich NitezscheCosì parlò Zarathustra”, l’album, della durata complessiva di circa 39 minuti, contiene quattro tracce, di cui la prima, “Zarathustra”, è a sua volta suddivisa in altre cinque tracce:
  • L’ultimo uomo
  • Il re di ieri
  • Al di là del bene e del male
  • Superuomo
  • Il tempio delle clessidre (strumentale)
Le altre tre tracce da cui è composto l’album sono:
  • Degli uomini
  • Della natura
  • Dell’eterno ritorno.
I Museo Rosenbach

Il disco in questione è stato, dal punto di vista commerciale, parecchio “sfortunato”, in quanto soggetto a diversi tentativi di censura da parte della RAI (all’epoca, come sapete, l’unica rete televisiva italiana), poiché il tema proposto, ossia il pensiero di Nietzsche, avrebbe potuto sollevare polveroni e polemiche sul versante politico (complice anche la copertina dell’album). Altro fattore a loro sfavorevole, la spietata concorrenza delle altre band progressive rock già note al pubblico, come la PFM e il Banco del Mutuo Soccorso.
Come l’autunno il mondo vuol sfiorire
Offre al cielo spade calpestando la lealtà
Cresce ed uccide nel tempo
La sua umanità
(tratto da «Degli uomini»)
Musicalmente parlando, nell’intero album è percepibile un, seppur piacevole, senso di smarrimento, quasi come se ti fossi perso tra la nebbia, cullato da un’irresistibile melodia.
“Zarathustra” ti trascina tra le sue atmosfere talmente soavi, tanto da trasportarti come in un sogno. E non puoi fare altro che rimanere lì, imbambolato, per tutti e 39 i minuti della durata del disco.
Pur restando in una dimensione onirica (per quanto mi riguarda è così, ma se la pensate diversamente scrivetemelo nei commenti!), vi sono dei momenti in cui l’atmosfera si fa più grave: la batteria picchia più forte, le tastiere invadono prepotentemente la scena, come per sottolineare la rabbia del Superuomo, in un momento in cui egli riesce a fuggire dalla nebbia, rivedendo chiaramente ciò che lo circonda.
Un sentimento d’eccitazione e rabbia è palese soprattutto negli ultimi due brani, che allo stesso tempo presentano un presagio di dubbio e, ahimè, di desolazione (Purtroppo è destino che io non riceva alcuna risposta), perfettamente nelle righe con l’ideale del Superuomo di Nietzsche, legato esclusivamente alla vita terrena, ed abbandonato a se stesso.
Per concludere, a parer mio, ma penso a parer di chiunque amante del prog, questo disco ha un unico neo: una volta terminato, all’ascoltatore sembrerà di esser stato destato bruscamente dal sogno appena vissuto. Ma se, lì per lì, può risultare un’esperienza sgradevole, in un secondo momento vi resterà il ricordo di uno splendido sogno.  

Cade quiete sulla notte, vergine nel proprio manto.
Tace il mondo e in lui rivive l’ansia e la paura che il silenzio con il suo volto riaccende, sospetto ed infido nel buio.
(tratto da «Della natura»)
Vi lascio qui sotto l’album completo. Consiglio di concedervi 39 minuti di assoluta libertà per godere al meglio di questa perla della musica italiana.
Perla più unica, che rara.  


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