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mercoledì 12 marzo 2014

Mafia Ridens [ovvero il giorno della cilecca] di Raimondo Moncada, Dario Flaccovio Editore

Salve a tutti!
Oggi intendo parlarvi di un libro alquanto interessante e che ritengo possa solleticare la vostra mente, facendovi divertire e riflettere allo stesso tempo.
Il romanzo di Raimondo Moncada, dal titolo Mafia Ridens [ovvero il giorno della cilecca] è edito da Dario Flaccovio Editore. La storia racconta le avventure sfortunate di Calogerino, il maggiore di 7 figli, unico maschio, stereotipo del tipico fannullone scansafatiche che vive mantenuto dai suoi genitori, nonostante l'eccessiva età (43 anni), in un caseggiato popolare, nella città di Agrigento.

La sua passione, fin dalla più tenera età è la Tv, la sua Bibbia personale, la cosa in cui ha riposto tutta la sua fiducia. In aggiunta, oltre la sua evidente idiozia, anche l'aspetto bruttarello e insignificante, senza alcuna vita sociale, salvo l'unico "amico" che ha, Pasqualino, un sessantenne anch'egli "scapolone incallito", che attende nell'ozio totale l'arrivo del suo pensionamento. Stanco di essere preso in giro da tutti, un giorno, dopo aver visto il film "Il Padrino", rimane talmente estasiato dalla figura di Don Vito Corleone e dall'attore che lo interpreta, Marlon Brando, da decidere di uscire dal suo bozzolo e  divenire esattamente come lui. Ne inizia ad imitare i gesti, le espressioni facciali, le frasi... Si ficca in testa di dover essere "Marlon Brando Corleone", unendo la figura dell'attore e del personaggio, in un'unica figura mitologica, simbolo del successo e del potere e quindi della sua ipotetica ascesa sociale. Calogerino decide così di diventare il più incallito, crudele, spietato mafioso che si sia mai visto in tutta la storia della mafia. Ma quello che otterrà, sarà solo una serie di grotteschi e ridicoli fallimenti.


La copertina del libro


Quello che sin da subito si può intuire, è l'ironia che serpeggia all'interno di tutta la vicenda, che porta il lettore a sorridere immediatamente dei penosi tentativi di Calogerino di diventare un temibile criminale. Il protagonista non è semplicemente un perdente, ma un arrogante, ingenuo e ignorante ometto, deriso continuamente da tutti; questo suscita in lui talmente tanta stizza da ricercare rivalsa direttamente come criminale piuttosto che in modi più "puliti", nell'illusione che gli altri proveranno rispetto per lui solo se diventerà uno spietato malvivente.

L'autore, dal primo capitolo, presenta il nostro immediatamente come un perdente, che si aggira per le strade affollate urlando "Io sono Marlon Brando Corleone", in una sorta di autoimposizione, obbligando se stesso a credere in maniera assoluta a questa sua definizione strampalata. Ma, il pover uomo non è altro che un perdente nato, e questo è chiaro già dal soprannome (uno dei tanti), affibiatogli, Calogerino, per l'appunto, un nomignolo leggermente vezzoso, che lascia intendere al lettore il suo status di bamboccione buono a nulla, incapace di far del male persino ad una mosca.

Nella figura di Calogerino si potrebbe quasi trovare un nuovo modello di eroe della letteratura moderna, che dopo aver fatto tutto il possibile per elevarsi nella scala sociale del crimine, senza ottenere alcun successo, subirà un' importante evoluzione caratteriale, a differenza della sua spalla, Pasqualino, il quale  rappresenta il totale rifiuto di migliorare la propria condizione di vita. Potremmo certamente criticare l'obiettivo che il nostro Calogerino tanto agogna, ma nonostante ciò egli si impegna duramente per raggiungerlo, mentre la sua spalla altro non fa che assecondarlo, portandolo ad una serie di divertenti e imbarazzanti situazioni fatte di equivoci surreali e risvolti sfortunati. A fare da sfondo a queste avventure, una città per niente sua amica, una città affollata dove ogni ruolo è già definito e dove Calogerino si sente (e in fin dei conti lo è davvero) fuori posto, destinato a qualcosa di meglio.

La sua battaglia per ottenere il rispetto tanto ambito non potrà che risolversi in una serie di grotteschi e divertenti situazioni che susciteranno nel lettore l'ammirazione per la testardaggine del protagonista nel continuare a tentare e fallire. Solo alla fine scopriremo che tutti questi fallimenti porteranno Calogerino ad una presa di coscienza, elevandolo ad uno stato mentale completamente diverso. La figura del mafioso come certezza di una bella e comoda vita sarà quindi un ricordo lontano, un abito vecchio di cui disfarsi senza rimpianti, distaccandosi dagli stereotipi di cui il suo "Marlon Brando Corleone" era l'emblema.

Lo stile di Moncada è pulito, chiaro semplice, che non fa tanti giri di parole ma ci porta direttamente nel vivo dell'azione. I personaggi vengono descritti tramite aneddoti brevi, incisivi e divertenti, dandoci l'impressione di poterli quasi vedere davanti ai nostri occhi. Notevole è la commistione tra un linguaggio colloquiale, che possiamo intuire derivante dalle sue esperienze teatrali e il ritmo veloce e accattivante di un racconto di stampo comico. Tutta la vicenda è intrisa di un umorismo puro che viene maggiormente evidenziato grazie all'uso di termini dialettali e un tono quasi confidenziale, come se l'autore volesse raccontare personalmente ad ogni lettore le avventure di Calogerino, lasciandoci riflettere sulle loro implicazioni metaforiche, sociologiche e psicologiche.

Una favola in chiave moderna, con un amorale profonda e significativa; l'evoluzione di un uomo che comprende il momento di prendersi le sue responsabilità, si evolve e cresce, capisce l'importanza di distinguere la realtà dalla finzione. E' un personaggio a tutto tondo, che maturerà al punto di poter insegnare agli altri la differenza tra l'essere e l'apparire.

Raimondo Moncada nasce ad Agrigento il 15 marzo 1967.
Fin da piccolo ha sempre avuto la passione per l'arte.
Ha maturato esperienze in diversi settore artistici e professionali. Ha iniziato a scrivere nel 1990, collaborando con giornali, radio e tv siciliane. Ha seguito laboratori teatrali diretti dal Maestro Andrea Camilleri e recitato con alcune compagnie locali.
Gli piace l'umorismo e la satira.



                                                      L'autore, Raimondo Moncada


Nel 2003 ha scritto e messo in scena la sua prima opera in lingua siculo-italiana, dal titolo "Odissea: Ulissi, i froci e nà troia".
Nel 2004, la commedia "Il peccato di Eva".
Nel 2009 ha pubblicato "Ti tocca anche se ti tocchi" e ha scritto e diretto il lungometraggio "Babbaluci: quando spuntano le corna".
Nel 2011 ha realizzato il cortometraggio "L'arma più efficace".
Nel maggio 2012 debutta ad Agrigento  la tragicommedia "Romeo e Crocetta".
Ad agosto 2012, la pubblicazione del libro "Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas".
Nel 2013 ha completato le opere teatrali "La disoccupazione" e "Perollollero".

Ringrazio la Dario Flaccovio Editore per avermi dato la piacevole opportunità di poter recensire questo libro e Raimondo Moncada per aver ideato una storia tanto geniale quanto ricca di spunti di riflessione.








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