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martedì 16 dicembre 2014

Voglia di LIBRI: "Acquasanta" di Valentina Gebbia

Copertina del libro.
Salve a tutti! 
Il libro di cui ho il piacere di parlarvi oggi è "Acquasanta", romanzo del 2013 dell'autrice palermitana Valentina Gebbia, edito da Edizioni Leima.
Se avete già letto la mia recensione della raccolta di racconti "Certe strade semideserte" (che potete leggere QUI) edita sempre da Leima, saprete che ho particolarmente apprezzato il racconto "Quando la sera è stesa contro il cielo", scritto dalla medesima autrice. Per cui, quando abbiamo ricevuto questo romanzo, ho subito pensato "DEVO leggerlo". E devo dire che, nonostante la differenza abissale di stile tra il racconto e questo romanzo, nonché la differenza tra le tematiche affrontate, il mio sesto senso ha avuto pienamente ragione.
"Acquasanta" è, nello specifico, il quinto episodio di una serie di gialli con protagonista la scoppiettante famiglia Mangiaracina (nonché titolare della Mangiaracina Investigazioni), costituita da Fana e Terio, due fratelli in costante conflitto, e dalla madre Assunta, personaggio a cui è impossibile non affezionarsi. 

Un nuovo caso d'omicidio attende la Mangiaracina Investigazioni: Ottorino Orizzonte, invalido, viene ritrovato senza vita e privo della sedia a rotelle nei dintorni della propria casa. Unica indagata, la sorella Momma. Inizialmente le indagini vanno a rilento, prima di tutto per il trasloco definitivo dell'intera famiglia, residente da sempre a Borgo Vecchio, dove tutti sanno tutto di tutti, alla borgata dell'Acquasanta, in un ambiente estraneo, quasi sinistro, complice la presenza di un inquietante giardino. Inoltre Fana, impegnata con le riprese di un film storico, è spesso e volentieri assente. Sarà proprio il legame inaspettato, ma indissolubile, tra il film e il fatidico trasloco a permettere all'affiatata squadra di arrivare alla soluzione di questo insolito enigma, intriso di mistero e un pizzico di misticismo.  

Uno squarcio del porto dell'Acquasanta,
Palermo. [Immagine dal web]
Per quanto possa sembrare inverosimile in un giallo, ciò che più emerge dalla penna dell'autrice è un forte sentimento d'amore: amore in primis per la propria terra, per le proprie radici, nonché un chiaro disappunto per le condizioni in cui, purtroppo, una città splendida come Palermo si è ridotta, sia dal punto di vista sociale (non mancano episodi in cui si assiste a scene d'ordinaria amministrazione, come le lunghe attese nella sala d'aspetto in un'azienda sanitaria, in cui spesso ci si ritrova a raccontare i propri problemi a degli estranei), sia artistico e geografico. Ed è proprio su questi ultimi punti incentrata la critica di Valentina Gebbia, come si può evincere da questi due estratti:
"Nessuno", commentò sottovoce rivolgendosi a quel luogo in balia all'incuria, "ha il talento dei palermitani nel darsi la zappa sui piedi. Palermo è nata con un patrimonio naturale unico, e mentre ci sono città che hanno saputo sfruttare qualsiasi risorsa per farne tesoro, qua invece si è fatto a gara per sopprimere bellezza, ricchezza, ingegno". (p. 104)
Altro che Pao de Azucar, che Golden Gate! Com'era possibile che Palermo non risultasse fra le meraviglie, fra i siti mondiali da proteggere? Da proteggere dagli stessi palermitani! Perché nessun sindaco, o magari un benefattore, un potente della terra, uno qualunque insomma, si era mai incazzato davvero e impietosito per una città così bella e così inconsapevole di esserlo? (p. 215) 
Secondo, ma non meno importante, l'amore dell'autrice per il cinema, visibile in ogni singola frase costituente il romanzo (perfino i capitoli del libro riportano titoli di celebri pellicole). Grazie a Fana, incantata dal mondo che la piccola troupe per cui lavora le ha aperto, assistiamo ad una pittoresca parata di personaggi minori, dal regista alla truccatrice, fino agli attori stessi, alla loro quotidianità, alle piccole difficoltà, che ad ogni modo, una volta ultimato il film, ripagheranno ogni momento difficile. Non a caso il mondo del cinema comporterà un vero e proprio cambiamento, nel corso della narrazione, sia in Fana sia in Terio. 
Come non accennarvi al personaggio che ho preferito in assoluto, ovvero Assunta Mangiaracina? Descriverla in poche righe non è semplice: con le sue vesti colorate, le sue braccia sempre pronte ad accogliere i propri figli, nonché la forte convinzione che un buon pasto a base di melanzane, timballo di pasta al forno e cous-cous di pesce possa agire meglio di qualunque medicina, Assunta è indubbiamente la mamma che tutti vorremmo. Oltretutto, sarà proprio lei ad avere un ruolo fondamentale nella risoluzione dell'omicidio di Ottorino. 

Per quanto, arrivata a questo punto, sia un'affermazione superficiale, vi consiglio vivamente la lettura di "Acquasanta", anche e soprattutto se non siete di Palermo. Penso che un occhio estraneo possa cogliere al meglio le sfumature di una città che, come descritta in questo romanzo, vive un periodo difficile, un po' come tutto il paese ovviamente, e che vuole a tutti i costi emergere, perché lo merita davvero. 
Si tratta, oltretutto, di una lettura piacevole, scorrevole (particolarmente consigliata per le vacanze estive, anche se è ancora presto potete sempre prendere nota, no?), perciò non lasciatevi intimorire dalle 250 e passa pagine, perché non ve ne accorgerete nemmeno.
Inoltre, se, col Natale alle porte e l'estenuante ricerca del regalo perfetto, avete in mente di donare qualche libro (scelta che, ovviamente, reputo la migliore!), vorrei ricordarvi che fino al 9 gennaio sul sito della casa editrice sarà in corso una promozione che vi garantirà il 25% di sconto su tutti i titoli! Quale occasione migliore di questa per approfittarne? 

Spero abbiate apprezzato questa recensione! Ricordate di farci sapere le vostre impressioni qualora abbiate letto il romanzo e, come sempre, alla prossima!

Dorotea.

Sito Edizioni Leima: http://www.edizionileima.it/
Scheda del romanzo: http://www.edizionileima.it/catalogo/download/Scheda%20libro%20-%20Acquasanta.pdf

sabato 6 dicembre 2014

Voglia di CINEMA: Interstellar: un visionario viaggio nell’iperspazio con Matthew McConaughey e Anne Hathaway


Christopher Nolan, già regista di Inception, la trilogia di Batman, Memento, etc., scrive, produce e dirige un film sui viaggi interstellari alla ricerca di un nuovo pianeta da colonizzare, per prevenire l’estinzione della razza umana sulla Terra.

Film di genere fantascientifico, Interstellar racconta di un imprecisato (ma sottointeso molto prossimo) futuro in cui le risorse naturali terrestri si sono gravemente consumate a causa di una sconosciuta forma di malattia vegetale che si nutre di azoto, nota anche come "piaga"; buona parte delle colture non sono più coltivabili, l’unica fonte di cibo è il mais. Le tempeste di sabbia sono sempre più frequenti e violente, causando gravi malattie polmonari. L’ex pilota della NASA Cooper vive ormai da anni praticando il mestiere dell’agricoltore. Vive in una fattoria con i suoi figli, Murphy (detta Murph) e Tom, e il nonno Donald. In un  mondo dove ormai tutto è in decadenza e dove i testi scolastici sostengono solamente teorie cospirazioniste contro le missioni spaziali e in cui lo studio delle specie vegetali è ritenuto l’unico modo per sopravvivere sul pianeta, Cooper ricorda con malinconia gli anni d’oro della sua carriera da pilota e ingegnere. A causa di alcune anomalie gravitazionali che Murph scambia per un fantasma, lei e Cooper scoprono una base di ricerca segreta della NASA, ridotta ad essere una semplice società segreta, che lavora per trovare una soluzione all’estinzione umana ormai vicina. Al suo interno, lavorano il dottor Brand e sua figlia Amelia il cui obiettivo tentare di trovare una soluzione alla ormai certa estinzione umana. Intendono infatti mandare una squadra di astronauti e ricercatori attraverso un “wormhole”, apparso una quarantina di anni prima nelle vicinanze di Saturno, in modo che possano raggiungere pianeti potenzialmente abitabili in altri sistemi e galassie. Vengono scelti Cooper, la biologa Amelia Brand, gli scienziati Doyle e Romilly ed i robot TARS e CASE. Purtroppo, Cooper e gli altri astronauti, andranno incontro ad una missione impegnativa e pericolosa, verso mondi sconosciuti.


                                                     
                                                                               La locandina di Interstellar


Nolan fa ancora una volta parlare di sé con Interstellar, uscito nelle sale a Novembre 2014. Nel cast, tra gli altri, il premio Oscar Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Matt Damon e Michael Caine. L’utilizzo da parte di Nolan degli effetti speciali per ricreare grandi e impegnative scenografie è ormai noto. In Interstellar, è notevole però l’uso che ne fa per mostrare ciò che per noi è ignoto e “inconoscibile”, permettendoci di avere un’idea più chiara dell’idea di partenza del film, ispirata dalle ricerche di Kip Thorne, un noto fisico teorico del California Institute of Technology. Kip Stephen Thorne è un fisico teorico statunitense, specializzato in fisica della gravitazione e astrofisica ed uno dei maggiori esperti di relatività generale. È conosciuto soprattutto per le teorie riguardo alla possibilità di viaggi nel tempo tramite cunicoli spazio-temporali, per la "congettura del cerchio" sulla singolarità dei buchi neri e per gli studi sulla loro entropia. Nel 1984 ha fondato il progetto LIGO per la ricerca delle onde gravitazionali. È anche un fautore delle teorie riguardanti l'esistenza della materia esotica antigravitazionale, elemento che potrebbe far aprire cunicoli spazio-temporali. Ha collaborato con fisici come Stephen Hawking e John Wheleer. Ha scritto il saggio di divulgazione scientifica Black Holes and Time Warps: Einstein's Outrageous Legacy. Sono state proprio le teorie espresse in tale trattato, che hanno ispirato Nolan durante lo sviluppo del soggetto di Interstellar.
Da sempre l’uomo è affascinato dalla possibilità di viaggiare attraverso il tessuto del tempo e dello spazio. Un’idea simile in un film, anche se molto fantasiosa, è possibile trovarla nella serie tv britannica “Doctor Who” (di cui parleremo molto presto nella prossima recensione).




     Kip Stephen Thorne il fisico teorico statunitense, le cui teorie hanno ispirato Nolan nella stesura di Interstellar

In Interstellar, tutto questo non viene vissuto come una semplice possibilità finalizzata a sé stessa, ma come una possibile soluzione alla salvezza del genere umano. Allo stesso tempo, potremmo vedere l’eventuale colonizzazione di altri mondi, come il desiderio intrinseco della natura umana, di conquistare e determinare il proprio ruolo primario nella gerarchia dell’Universo.
Possiamo interpretare questo film in base ad alcune metafore: la carestia e le tempeste di sabbia (quindi il clima arido), che tormentano la Terra, possono essere paragonate ad una futura perdita di interesse della scienza nei confronti dello spazio, oppure al contrario (ed io personalmente opto per questa seconda ipotesi), alla fame di conoscenza che da secoli tormenta l’uomo, che spinto da questa sempre più in là, finisce col perdersi nel buco nero dell’inconoscibile, cercando di renderlo “conoscibile”, smettendo quindi di essere un’ipotesi impossibile e divenendo quindi “possibile. Anche se ci volessero anni, l’uomo non smetterà mai di nutrire la sua curiosità scientifica, peculiarità che ci aiuta a crescere e ad evolverci, permettendo di trovare la soluzione alle problematiche che affliggono il nostro pianeta.


                                        

                                                          L'attore Matthew McConaughey in una scena del film         

Ma questo può portarci a pensare: la soluzione sarebbe quella di lasciar morire il nostro pianeta dopo averlo sfruttato e fuggire, senza prenderci le nostre responsabilità e colonizzare un altro mondo, sfruttarlo sino all’estremo e fuggire nuovamente, continuando così fino a quando non sarà più possibile voltare le spalle alle nostre colpe e la Natura farà il suo corso, portandoci comunque ad una estinzione certa? Questa è una delle domande che porta sottilmente a farci il film. Ulteriore - e probabilmente la principale - interpretazione che emerge dalla storia raccontata da Nolan, è la metafora di Ulisse, l’uomo che vagò per vent’anni in mare, prima di tornare nella sua isola e che, secondo il mito citato da Dante nel canto XXVI della Divina Commedia, riuscì a superare il confine delle Colonne d’Ercole (metafora del limite del conoscibile) e a vedere il monte del Purgatorio per poi essere travolto da un turbine divino. Nel film infatti, il protagonista è afflitto dalla nostalgia delle grandi ricerche, delle numerose scoperte fatte nello spazio e spinto dall’intento di salvare la razza umana – e quindi anche la sua famiglia- da una morte imminente, è deciso a sacrificarsi in nome della scienza.


                                                      Un fotogramma tratto dal film



Sicuramente un eccellente film, Interstellar, ricco di spunti di riflessione e di caratterizzazioni dei personaggi ben definite. Nolan è attento ai particolari ma seppure ha basato il suo lavoro su delle teorie scientifiche, non esita nell’utilizzo della componente drammatica e romantica, nel senso ottocentesco della parola, per regalare al pubblico un’opera visionaria che offre intrattenimento al punto giusto, senza risultare pesante. Unico neo, forse, la resa del finale, forse un po’ troppo affrettato. Nell’intento di non rovinarvi la sorpresa non dico altro, augurandomi che anche voi apprezziate lo stile inimitabile del regista e l’eccellente performance degli attori in un film che decisamente, fa pensare.

lunedì 1 dicembre 2014

Voglia di LIBRI: "A un passo dalla vita" di Thomas Melis

Buongiorno e buon inizio settimana!
Non c'è modo migliore per iniziare il mese di dicembre se non con un bel consiglio letterario: nello specifico, oggi vi parlo di "A un passo dalla vita", romanzo d'esordio noir/hard boiled dell'autore sardo Thomas Melis, edito Lettere Animate Editore e pubblicato giorno 24 ottobre 2014.

Ambientato a Firenze, questo romanzo racconta la storia del ventisettenne Calisto e dei suoi amici di vecchia data, il Secco e Tamagotchi. Le difficoltà economiche e il senso di inferiorità che i tre ragazzi, abituati alla realtà del Meridione, vivono costantemente, li spingerà ad intraprendere la strada sbagliata, che li condurrà al narcotraffico.

L'idea dell'autore di «mettere in luce i drammi e le contraddizioni di quella che un uomo come Mario Monti non ha esitato a definire “generazione perduta”» traspare chiaramente dal pensiero del protagonista. Pur servendosi delle classi più abbienti per concludere i propri affari, nelle discoteche più esclusive della città, Calisto osserva con sdegno e distacco il mondo dorato che le porte del narcotraffico gli hanno permesso di visitare:

Davanti a me vedevo il prodotto sociale di vent'anni di populismo degenere di stampo arcoriano [...] Una generazione di viziati consumatori tele-lobotomizzati interessati unicamente ad ottenere - senza esclusione di colpi e soluzione di continuità - tre cose: i soldi, il sesso, lo sballo. 
Di conseguenza, da un lato Calisto vive con accettazione la sua doppia vita di studente fuori sede/spacciatore, godendone appieno i benefici, ma dall'altro lato più e più volte subentra la coscienza, chiedendogli se sia effettivamente la strada giusta da percorrere, e se non sia il caso di tornare indietro. Sarà proprio il destino a rispondere per lui a questa domanda.
Il gioco di opposizione bene/male è riscontrabile in ogni parte del romanzo: esistono solo il bianco e il nero, il grigio è fuori discussione. I personaggi stessi rappresentano opposizioni: innanzitutto il Secco e Tamagotchi, il primo disinteressato a tutto ciò che non siano gli affari e il sesso, il secondo, seppur meno presente nella storia, descritto come un ragazzo visibilmente sensibile. Non mancano le figure femminili, anche qui in netta opposizione tra loro: Tati, appartenente alla classe privilegiata, il cui rapporto con Calisto cambierà radicalmente nel corso della vicenda; Beatrice, ex amore di Calisto nonché oggetto della sua sofferenza (e qui il richiamo dantesco si fa più vivo che mai); ed infine Holli, appartenente a quelli che il Secco definisce sblanka, frequentatori dei posti più cheap, in cui Calisto vedrà un barlume di speranza dal suo tanto dorato quanto tetro mondo. Altra figura fondamentale è indubbiamente quella del professor Vannucci, il quale, grazie alle proprie, coinvolgenti lezioni di economia, darà al protagonista ancor più spunti su cui riflettere sul proprio futuro. Perfino la scelta di Firenze, città d'arte per antonomasia, come sfondo di questa storia, rappresenta una forte opposizione: in uno scenario tanto decantato è possibile svelare un mondo di affari sporchi, crimine e malavita.
Altro punto a favore, spesso ahimè sottovalutato nella letteratura, è il registro linguistico utilizzato dall'autore per dar voce ai molteplici personaggi: dall'inconfondibile inflessione dialettale del Secco (le sue parole prendono quasi vita), al gergo di Hoxha e dei suoi scagnozzi albanesi, fino alle lezioni del Vannucci. Se è vero che in un romanzo il linguaggio ha parte fondamentale nel valore di un'opera, qui abbiamo davvero un buon lavoro.
Anche il finale del romanzo (che naturalmente non vi svelerò) contribuisce particolarmente al raggiungimento dello scopo che l'autore si è preposto con questo romanzo: come l'autore stesso ha dichiarato in un'intervista,  «"A un passo dalla vita" è la storia di coloro che decidono di fare la scelta sbagliata. E Calisto, pur nella sua amletica ambiguità, è uno di questi.».
Di conseguenza, consiglio la lettura di "A un passo dalla vita", prima di tutto perché è scritto in un "genere che non ha genere", che tanto un uomo quanto una donna può apprezzare. Secondo, perché si tratta, oltre che di un lavoro ben riuscito, di una storia scorrevole e coinvolgente. Terzo, perché, come scrissi tempo fa nella recensione de "Il Vurricatore" (potete leggerla QUI) trovo sia sempre interessante concentrarsi non solo sui "buoni", ma anche sui "cattivi" e soprattutto sul perché lo siano diventati. E poi il male affascina, si sa. 
Quarto, ed ultimo motivo per cui questo romanzo merita d'esser letto, è anche il più importante: diamo una volta per tutte spazio agli autori emergenti, spulciamo gli scaffali delle librerie e i siti appositi, perché potreste restare piacevolmente sorpresi. 

Note sull'autore:
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell'anno 2008. Nella vita si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo. Ha collaborato con diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna. "A un passo dalla vita" è il romanzo con il quale esordisce per Lettere Animate Editore.

Scheda del romanzo su Google Play → https://play.google.com/store/books/details?id=2gEUBQAAQBAJ&source=ge-web-app

Spero abbiate gradito questa recensione e, se vi va, alla prossima!

Dorotea.
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