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martedì 6 gennaio 2015

PASSA LA BEFANA E VI LASCIA UNA RECENSIONE!

Salve a tutti, cari fans! 
E dato l'orario ne approfitto anche per farvi gli auguri per questa Epifania, che tutte le feste si porta via. Ebbene sì, si ritorna alla solita routine. Non so voi, ma io non sono affatto felice T_T
Sessione invernale alle porte, e qui gli unici libri che si toccano sono proprio quelli che vi recensiamo! :P
Tornando a noi...
Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di partecipare, per il secondo anno consecutivo, all'evento "Una marina di libri" che si è tenuto nel complesso monumentale di Sant'Anna, a Palermo, il quale è stato aperto proprio dal celebre e grandissimo Andrea Camilleri, padre del noto Commissario Montalbano. E' stata una bella esperienza che, due anni fa ci ha portato alla conoscenza della scrittrice esordiente, e ormai amica, Loredana La Puma, con la sua trilogia dell'Averon (eccovi il link, qualora aveste curiosità di saperne di più: https://trilogiaaveron.wordpress.com/), mentre, stavolta, l'abbiamo condivisa insieme appieno.
Tra i tantissimissimissimi libri che avrei voluto comprare, infine, ho fatto come penso facciate anche voi quando siete indecisi e non sapete quale lettura accaparrarvi: mi son fatta scegliere!
Difatti, sono stata avvicinata da una ragazza che in quel momento lavorava per la casa editrice Voland e mi sono lasciata ammaliare dalle promozioni, dalle copertine colorate, e insomma... ho acquistato due libri, entrambi della famosa scrittrice belga Amélie Nothomb. ^_^
Molti di voi la conosceranno per il romanzo "L'igiene dell'assassino" o ancora, "Sabotaggio d'amore", e così via...


STUPORE E TREMORI di AMELIE NOTHOMB
Il mio acquisto è stato "Stupore e tremori" (1999) con l' annesso libro di novelle "L'entrata di Cristo a Bruxelles" (Voland, 2008).
E' stata per me una piacevole scoperta, sia della scrittrice, sia della sua straordinaria capacità di mettere su carta sensazioni ed emozioni, il tutto sempre analizzato in una continua crescita personale. Sì, perché lei stessa definisce questo romanzo 'autobiografico'.

La giovane Amélie inizia l'8 gennaio 1990 a lavorare per la Yumimoto, una grossa multinazionale giapponese, credendo di poter giovare alle attività dell'azienda grazie alla sua padronanza del francese e del giapponese. Nonostante cerchi di rendersi utile e porti a termine un progetto in modo brillante, viene denunciata dalla sua superiore, Fubuki Mori. La protagonista non si rende infatti conto di non aver rispettato la gerarchia e la complessa trama di rapporti che regolano la vita aziendale. Da quel momento in poi le verranno affidati gli incarichi più disparati, che non riuscirà mai a portare a termine in modo corretto. Continuerà a subire una lenta e umiliante retrocessione, fino ad assumere una degradante mansione...

La storia si apre con l'assunzione della protagonista come traduttrice all'interno di questa grande azienda e ciò suscita le prime impressioni. La Nothomb passa in rassegna tutte le sue prime sensazioni, i suoi pensieri e le sue idee in maniera così dettagliata, mai noiosa e notevolmente oggettiva. Nonostante il Giappone sia il luogo da lei tanto amato (in cui, tra l'altro, visse durante l'infanzia), non risulta "di parte", e di conseguenza ne mette in rilievo i difetti, specialmente quelli legati alla mentalità nipponica. L'intero romanzo è segnato da una forte carica di ironia e critica verso la cultura lavorativa della civiltà giapponese che scaturisce dallo stupore e dallo smarrimento per un sistema che schiaccia ogni individualità, nel nome del formalismo gerarchico.

"I più incomprensibili atteggiamenti di una vita sono spesso dovuti al persistere di un offuscamento di gioventù: da bambina, la bellezza del mio universo giapponese mi aveva tanto colpita che andavo ancora avanti grazie a quel serbatoio affettivo. Adesso avevo sotto gli occhi l'orrore altero di un sistema che negava ciò che io avevo amato, e tuttavia restavo fedele a quei valori nei quali non credevo più."

Continuo è il contrasto, o meglio, il confronto tra Oriente e Occidente. 
Via via che si procede, si rimane sempre più increduli nel vedere come la situazione assuma una piega così brutta. Tutto assume un connotato quasi paradossale, poiché in realtà impegnarsi duramente e mostrarsi ben capaci, validi e seri, dovrebbe giovare alla propria persona, alla propria immagine e si dovrebbe riceverne i frutti. Ma non qui, non per Amélie che, piuttosto, agli occhi dei suoi superiori ha assunto un'immagine negativa, di occidentale indisciplinata.
Da qui ha inizio la "guerra" con la signorina Fubuki Mori, la quale personifica l'infelicità (mascherata) della donna giapponese che, per quanto in carriera, non sarà mai realmente indipendente, mai realmente libera. Solo eternamente accondiscendente. 
Difatti, nelle pagine in cui viene esaminata la condizione della donna, il sorriso ironico scompare per lasciare spazio alla fredda rabbia e contrarietà della scrittrice.
E poi, chi si farebbe rubare un posto tanto ambito (anche se al di sotto di altri), dopo tutti i sacrifici fatti? Di certo non una donna giapponese "emancipata".
A tirata di somme posso dire di essermi sentita parte integrante della storia, perché la Nothomb me lo ha permesso, anzi, mi ha obbligata... e ho vissuto con lei questa esperienza incredibile!
Piacevole è l'alternanza tra i momenti di serie e tristi riflessioni e momenti in cui i suoi colpi di genio (o di follia, se chiediamo ai giapponesi!) suscitano divertite risa. :D

Vi lascio con il passo che più ho amato del libro:

"Io, da piccola, volevo diventare Dio. Il Dio dei cristiani, con la D maiuscola. Verso i cinque anni compresi che la mia ambizione era irrealizzabile. Allora scesi un po' dalle nuvole e decisi di diventare Cristo. Immaginavo la mia morte sulla croce al cospetto dell'umanità intera. A sette anni presi coscienza che la cosa non si sarebbe avverata. Decisi, più modestamente, di diventare martire. Sono rimasta ferma su questa scelta per parecchi anni. Ma non ha funzionato."

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