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lunedì 2 gennaio 2017

IL PARADOSSO DI PANCRAZIO di LUIGI PISTILLO

E come cominciare l'anno in modo migliore, se non scrivendo una nuova recensione?

BUON ANNO A TUTTI VOI, CARI LETTORI!

Oggi voglio parlarvi di quella che, azzardo, potrebbe essere una pietra miliare della letteratura contemporanea italiana.
Siamo abituati ad una narrativa parecchio semplice e semplicistica generalmente parlando, salvo eccezioni, ovviamente. Ed ecco qui l'eccezione.
Sto parlando del libro Il paradosso di Pancrazio, scritto da Luigi Pistillo (ed. MURSIA).

Luigi Pistillo, già attore e regista teatrale (vedi film "Trincea") è nato a Campobasso, ma attualmente vive a Milano. Ha conseguito la laurea in Lettere Moderne all’Università di Urbino e ad oggi collabora con periodici come "Il Domenicale" in qualità di critico teatrale e letterario. Ha avviato questo progetto di scrittura, portandolo a termine con grande successo.
Il paradosso di Pancrazio è il suo primo romanzo. 

Colgo l'occasione di ringraziarlo anche qui per aver scelto l'Ebbrezza della Cultura, riponendo con grazia e affetto tutta la sua fiducia in noi, nonostante viviamo e condividiamo una piccola realtà.

Grazie mille.



Come il calabrone vola a dispetto delle leggi della fisica, allo stesso modo Pancrazio vive pur sprovvisto di tutti gli attributi necessari e sufficienti per affrontare la multiforme e ostile metropoli milanese. Un paradosso vivente, questo è Pancrazio.
Stralunato e ingenuo precario esistenziale, senza un lavoro fisso, senza cultura, senza passioni (a parte le donne e la collezione di tappi), un po' sovrappeso, il protagonista di questo romanzo è ogni giorno alle prese con gli enigmi della realtà che di volta in volta hanno il volto di improbabili ciarlatani di televendite, ragazze rimediate via Internet, vicine di casa sadiche, medici avidi e artisti d'avanguardia, pubblici amministratori inaffidabili.
Per tacere della sua famiglia e degli amici. Pancrazio, il Biagiotti, la signora Giovanna – rispettivamente padre e madre del paradosso vivente – e Franco, l'amico di sempre, compongono una bizzarra compagnia di ventura alle prese con la vita e la sua straordinaria assurdità. Divertente, grottesco, satirico, spietato e tenero, questo romanzo guarda il mondo con gli occhi ingenui di Pancrazio.
E lo vede per quello che è: un rumoroso caravanserraglio dove nessuno può dirsi davvero normale. A parte Pancrazio che, paradossalmente, ha tutte le qualità senza averne nessuna.

Pancrazio viene presentato come un uomo semplice, mite e decisamente immaturo. Una personalità nettamente contrapposta a quella del padre Carlo, dinamico e risoluto.
È satollo di contraddizioni, i suoi ragionamenti sono privi di linearità e lo ben dimostra il suo modo paradossale e ironico di approcciarsi alla realtà circostante.
Coccolato dalla mamma Giovanna, la quale lo giustifica dando la colpa al padre del suo essere scansafatiche e demotivato, ci porta agli occhi il quadro attuale della famiglia italiana 'tipo'.
Non manca la critica, seppur celata, al sistema che caratterizza il nostro Paese e ai principi e ai valori etici con i quali viviamo.
Posso dire con fermezza che Pancrazio è ognuno dei ragazzi di oggi. È ognuno di noi.
L'incapacità di confrontarsi con gli altri, di misurarsi in situazioni nuove e che richiedono delle responsabilità, come il lavoro o le relazioni sentimentali. L'essere restìo ad uscire dal nido. Il perpetuo tentennare nel compiere scelte.
Possiamo riconoscergli però, la coerenza nell'analisi di se stesso, delle sue idee.
La perseveranza del nostro apatico protagonista a non vedere, o meglio non voler vedere con oggettività e con matura consapevolezza la realtà che si trova a vivere, dovrebbe essere spunto di riflessione per tutti.
Ogni personaggio, in dati contesti, che viene fuori man mano che la storia si sviluppa vuole insegnarci qualcosa.
Leggendo delle sue avventure mi è stato impossibile non pensare "cavolo, ma è proprio così!"; vi assicuro, chiunque di noi si è trovato almeno una volta a vivere il paradosso di Pancrazio.
Ad arricchire e a rendere più "assurda" la storia è il linguaggio scelto dal nostro scrittore: diretto, conciso, a tratti dialettale e scurrile ma anche desueto e istrionico.
Insomma, un mix di risate e ironia ai limiti dell'incredibile che sdrammatizza (non di poco) il messaggio morale.

Andrea G. Pinketts lo ha definito così:
«Pancrazio è un po' cugino di Candide, cognato sfigato di Forrest Gump, ma sostanzialmente figlio spaesato di Marcovaldo. Un umorismo irresistibile sul paradosso di una realtà inaccettabile, ma condivisibile.»

E io mi trovo pienamente d'accordo.
Se volete affrontare un viaggio "nuovo", seppur familiare, perché vissuto quotidianamente nella nostra vita, ma con una particolare vena comica (come non si leggeva da anni), non potete non leggere l'opera dello scrittore Luigi Pistillo.



_Noemi_












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