Quindi noi possiamo andare avanti dicendoci che la mafia non è tanto presente nella nostra vita.
Così, quando ti dicono che cambiano i nomi, ma i fatti sono veri, ci rimani male. Perché un po' ti vergogni, alla tua età, di sorprenderti ancora pensando che una cosa del genere possa essere successa nella tua città.
copertina del libro. |
Frasi come queste, grazie alle quali Pif (di cui
naturalmente vi ricordiamo, essendo in tema con l’argomento, il suo recente
debutto alla regia con “La mafia uccide solo d’estate”) introduce “Il
vurricatore” di I.M.D., edito da LEIMA, mostrano chiaramente l’impronta che la
mafia ha lasciato nel nostro paese da parecchi anni ormai. Un’impronta da un
lato certamente sgradevole, non solo per l’ingente quantità di sangue versata a
causa di essa, ma anche per l’immagine che, ahimè, la maggior parte del mondo
ha dell’Italia, e in particolar modo della Sicilia; ma dall'altro lato ha
mostrato come tante persone comuni si siano tramutate in autentici eroi, persone
che rischiano e hanno rischiato la vita pur di combattere per uno degli ideali
più validi in assoluto: la legalità.
Frasi come queste non sono così semplici da pronunciare.
Rendersi conto, a distanza di anni, di aver avuto come compagni di classe
alcuni membri della malavita non è semplice, proprio perché, come spiega Pif,
situazioni come queste pensi non ti riguardino. E invece ti riguardano. Ed a
quel punto apri gli occhi e senti necessariamente il bisogno di saperne di più
al proposito, perché, seppur in una minima parte, ti senti coinvolto.
Ne è un valido esempio la storia raccontata dall’autore, sovrintendente
della polizia di Stato e membro della sezione Catturandi della Squadra Mobile
di Palermo.
Voce narrante del libro (i cui personaggi e fatti narrati
sono frutto della fantasia dell’autore, ndr) è Mario Castrogiovanni,
commissario capo della Polizia di Stato. Egli si ritroverà a riflettere su cosa
lo abbia spinto a lasciare il paese natio, Caromonte di Sicilia, per diventare
poliziotto. Le sue riflessioni gli faranno tornare in mente un compaesano,
Calogero Palazzolo, detto Lillino, la cui strada sarà del tutto opposta a
quella di Mario: liberamente ispirato alla figura di Gaspare Pulizzi, Lillino
diverrà uno dei membri più importanti di Cosa nostra, nonché il vurricatore
ufficiale (dal palermitano vurricàre
= seppellire).
Interessante, a parere mio, il percorso che spingerà Lillino
a diventare uno dei favoriti del boss, Don Vicè Salamone, in quanto, unitosi
alla malavita unicamente per esigenze economiche legate alla precaria attività
di famiglia, la sua “carriera” sarà in ascesa, fino al momento in cui sarà
costretto alla latitanza. Nonostante ciò, i sentimenti di Lillino e delle
persone a lui care (in primis Barbara, moglie di Lillino) sono palesati al
meglio tra le pagine, per cui, al di là del delicato argomento a cui l’intero
libro è legato, si parla di esseri umani che, seppur spinti, per caso o per
necessità, a compiere azioni al limite della crudeltà, ne risentono anche e
soprattutto nella sfera privata. Malgrado possa risultare paradossale, credo sia proprio
questo a renderli più umani, e più accattivanti, agli occhi del lettore.
In conclusione, consiglio questa lettura a tutti, e in
particolar modo a chi pensa che tutto ciò non lo riguardi, proprio perché “la
realtà è cosa ben più sorprendente della fantasia”.
Qui il link per leggere un estratto dal libro → http://www.edizionileima.it/catalogo/download/Vurricatore_estratto_web.pdf
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