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venerdì 7 febbraio 2014

Recensione "Non c'è pace tra i mattoni" di Dafne D'Angelo + Intervista breve all'autrice

Ci sono giorni in cui ti svegli e tutto sembra normale, osservi fuori dalla finestra lo scorrere di un’esistenza monotona e intorno a te nulla appare diverso da ciò che effettivamente è. Ti sembra davvero di soffocare dentro una coltre di non senso, talmente schiacciante da farti perdere ogni speranza nel futuro, ogni volontà di agire. 
Copertina del libro.
Queste sono le parole di Megan, protagonista del romanzo “Non c’è pace tra i mattoni” di Dafne D’Angelo, uscito a gennaio 2013,  edito da Edizioni Montag.
Siamo nei primi anni del 2000, precisamente nel 2003; Megan è un’adolescente come tutte le altre, eppure si sente prigioniera, prigioniera di una prigione dorata fatta di convenzioni e apparenze, in un mondo apparentemente diviso in due: da un lato vi sono quelli come lei e il suo gruppo di amici, belli, ricchi e vestiti alla moda; dall'altro lato quelli che, all'apparenza, preferiscono la sostanza, vestiti trasandati e considerati “alieni” dalla società, come Manuele, «un alieno in borghese, uno come tanti nella folla», e Viola, vicina di Megan, una ragazza timida e solitaria, innamorata di Manuele, che riesce ad esprimersi al meglio solo sul suo diario. Pur di mantenere intatta la sua apparente indole conformista, inizialmente Megan cercherà di mantenere le distanze dai due, così diversi da lei. In realtà, nel corso della storia, si renderà conto di quanto somigli più a loro, ai loro pensieri, persino al loro modo di vivere, che agli amici di cui finora si era circondata, tanto belli esteriormente quanto vuoti interiormente. Infatti, pur sentendosi “diversa” da loro, sarà proprio Megan a chiudere il cerchio composto dai tre protagonisti, dando vita ad un continuo “scambio di voci” che permetteranno al lettore di penetrare nell'anima dei protagonisti stessi.

Un romanzo come “Non c’è pace tra i mattoni” non è altro che una chiara deframmentazione degli stereotipi entro cui la società, sia odierna che non (il romanzo è ambientato nel 2003, ma è pur vero che queste cose accadono di continuo), vuol rinchiuderci; una società in cui gli status symbol contano più dei sentimenti, più delle idee, più (purtroppo) della cultura. Non a caso, i “mattoni” a cui fa riferimento l’autrice nel titolo, hanno un duplice significato: essi rappresentano sia il “muro” che, metaforicamente parlando, divide, in una società omologata quale quella descritta il romanzo, chi preferisce l’apparenza alla sostanza, e viceversa; allo stesso tempo, quei mattoni indicano attenzione per i dettagli, la stessa attenzione che Manuele riserva per Megan, che gli permetterà di capire quanto in realtà sia una ragazza tutt'altro che convenzionale, così estranea al mondo di cui aveva finora fatto parte. 

L'autrice, Dafne D'Angelo.
Oltre a far propria una narrazione scorrevole e lineare, l’autrice fa un’accurata selezione di citazioni che personalmente ho apprezzato tantissimo, soprattutto i vari riferimenti ad una band che ascolto da sempre,  i Verdena: «Prima io ero la O e lui la K, tutto ok dunque. Ora tutto è all’inverso. All’inverso come non mai, direbbe Alberto Ferrari (cantante dei Verdena, ndr)». 

Ho avuto modo di fare alcune domande a Dafne, e naturalmente la ringrazio ancora per la sua disponibilità:

DPrima di tutto, da dov'è nata l’idea di scrivere questa storia, ma soprattutto quanto di te c’è nei tre protagonisti, e in quale di essi ti rispecchi di più?
RLa storia è ambientata a Carpi, la cittadina in cui sono nata. Questo dato è sicuramente autobiografico. La vicenda in sé non ha niente di strettamente correlato a mie vicende personali, ma i pensieri espressi da i tre protagonisti mi sono appartenuti più che mai durante l'adolescenza. Mi rivedo in tutti e tre e ci tengo a sottolinearlo perché uno dei principali scopi del mio romanzo è quello di far comprendere come non ci sia una differenza netta e incontrovertibile tra chi è inserito (come Megan) e chi emarginato (Viola e Manuele). Siamo tutti vittime di un sistema e di una società che subordina i sentimenti profondi all'immagine.

D: Come mai hai scelto di ambientare la storia proprio nel 2003? È stata una scelta casuale o è un periodo che ti ha particolarmente colpita?
R: Il romanzo è ambientato nel 2003 poiché è stato scritto in quel periodo.Per molti anni l'ho lasciato nel cassetto, in attesa di produrre qualcosa di meglio. Studiavo e lavorando, però, non ho avuto il tempo di scrivere un'altra opera e così ho deciso innanzitutto di esordire così. Con qualche piccola modifica, ho portato avanti questa storia che era venuta a bussare dentro me in quell'epoca storica.

D: Per concludere, attualmente stai lavorando a qualche altra storia, o comunque hai in mente di scriverne altre?
R: Sto lavorando, finalmente, a un nuovo romanzo e sono in cerca di un editore. Non posso rivelare nulla riguardo alla trama, ma posso assicurare che la tematica sociale sarà presente più che mai e che molti di voi si potranno rispecchiare nella storia scritta. Mentre in "Non c'è pace tra i mattoni" l'esercizio di scrittura si rivolgeva principalmente a esperienze adolescenziali, nella mia nuova storia andrò a "scomodare" eventi anche molto distanti dalla mia vita quotidiana.

In conclusione, vi allego una piccola biografia dell'autrice:
Dagmar Dafne Rebecca è una scrittrice ventinovenne nata a Carpi, ma da sempre con la testa sulla Luna.
Scrive dall'età di dieci anni: dapprima il diario, poi piccoli racconti e poesie, nonché testi di canzoni.
Segnalata in vari concorsi quali: Premio Olympia di Montegrotto e Città di Seriate, ha preso parte al progetto "Club degli Autori". 
Laureata in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso Alma Mater Studiorum di Bologna, Dagmar, è attualmente disoccupata.
Per occupare il tempo scrive, scrive e ancora scrive.
Racconti brevi e lunghi, sceneggiature e poesie.
Come hobby ama recitare in teatro e cantare.
Ha all'attivo la pubblicazione del romanzo "Non c'è pace tra i mattoni" edito da Montag.
E' arrivata tra i 25 finalisti del premio "Le orme nell'anima" di cui é disponibile l'omonima antologia poetica.

Ringrazio Dafne per averci dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo, e mi auguro che possiate leggerlo e apprezzarlo a vostra volta!
Alla prossima! 

Voglia di CINEMA: "The Words" (2012)

"Facciamo tutti scelte nella vita. Il difficile è conviverci".
Questa è indubbiamente la frase che più colpisce del film di cui vi parlerò oggi, “The Words”, in cui, come si può facilmente evincere dal titolo, le parole hanno un ruolo dominante nell'intera vicenda, ma soprattutto l’uso che se ne farà di esse.


“The Words” è un film del 2012, diretto da Brian Klugman e Lee Sternthal. Tramite uno schema del genere “storia nella storia”, un affermato scrittore, Clay Hammond (interpretato da Dennis Quaid), racconterà, dapprima durante una presentazione, poi in privato ad una sua ammiratrice, Daniella (Olivia Wilde), la storia narrata nel suo ultimo libro, il cui titolo è proprio “The Words”: in esso vengono narrate le vicende di Rory Jansen (Bradley Cooper), aspirante scrittore, i cui manoscritti vengono continuamente rifiutati dalle case editrici; nonostante ciò, la compagna Dora (Zoe Saldana) continua ad incoraggiarlo con amore.Un giorno, i due decidono di sposarsi e di trascorrere la luna di miele a Parigi (qui la scena interessante in cui Rory, in un vicolo della città, resta incantato ad ammirare la targhetta indicante quella che un tempo era stata la dimora di uno dei suoi idoli letterari, Ernest Hemingway). Sarà proprio la vacanza a Parigi a cambiare per sempre la vita di Rory: egli infatti troverà, in una vecchia cartella acquistata in un negozio d’antiquariato, un manoscritto inedito; una volta letta la travolgente storia narrata in esso, Rory deciderà di ricopiare il manoscritto per intero, per poi fingere d’averlo scritto personalmente.

Da quel momento in poi, la carriera di Rory è in ascesa: tutti sembrano adorare il suo libro, continuamente osannato dalla critica. La sua vita ha finalmente preso la giusta piega, finché un giorno un incontro inaspettato la stravolgerà del tutto; egli infatti incontrerà un uomo anziano (Jeremy Irons), dallo sguardo stanco e malinconico, il quale dapprima loda il suo lavoro, poi decide di raccontargli una storia: la storia di un giovane soldato, inviato a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale, affascinato dal mondo della letteratura, che ben presto conoscerà una ragazza, s’innamorerà e deciderà di stare con lei per sempre, finché una dolorosa perdita incrinerà il loro rapporto fino a distruggerlo definitivamente. Sarà proprio il forte dolore provato da quest’uomo, a spingerlo a scrivere la sua storia.
Nelle parole del vecchio, intrise di amarezza e nostalgia, Rory riconosce la storia del suo libro, e capisce che l’uomo che ha davanti è l’autore del manoscritto che ha finora spacciato per suo. Da qui la fatidica scelta: tenere il segreto o rivelare a tutti la sua colpa?

“The Words” parla di SCELTE, quelle decisioni quotidiane che possono costantemente modificare il nostro percorso di vita, poiché, come ben sappiamo, qualsiasi scelta è determinata da una conseguenza. L’importante è essere in grado di accettare tale conseguenza.

Per quanto mi riguarda, questo film è stata l’ulteriore conferma di un attore di grande spessore e versatilità come Bradley Cooper. Ovviamente l’intera scelta del cast è degna di nota, e posso affermare senza ombra di dubbio che, essendo un film d’esordio alla regia per i due registi, si tratta di un esordio notevole.






 CONSIGLIATO?= sì, sì, sì e ancora sì. Pur essendo un film drammatico, non rischia in alcun modo di “appesantire” lo spettatore, per cui, secondo me, non rischierete di annoiarvi :)

Infine, ma non per importanza, grazie ad Alex per avermi consigliato e passato il film :)
Spero che questa recensione vi sia piaciuta, e mi auguro che anche il film sia di vostro gradimento!

Alla prossima!

sabato 1 febbraio 2014

Sette secondi di Giorgio Micheli

Pubblicato dalla Talos Edizioni,  Sette Secondi racconta una storia dai risvolti malinconici, profusa però da quella gioia di vivere che cela e in qualche modo tende a preservare la sofferenza interiore della protagonista, Alice, che si fa forza nei momenti più duri della sua vita di ragazza ventenne.

La storia è divisa in tre parti; la prima, più lunga, è la storia della breve, intensa relazione divampata tra Alice ed Alberto, giovane operaio triestino; la loro storia avrà però un finale piuttosto amaro.

La seconda parte, riguarda invece, la relazione con Gino, spiegata più brevemente, con una mente più matura e riflessiva dell'Alice di oggi, che riflette sulle sue esperienze passate e sui suoi sogni infranti, su ciò che ha perduto e ciò che invece ha imparato.

La terza, è  il rinnovato incontro, diciannove anni dopo, tra lei ed Alberto, dopo un tragico lutto.
A fare da sfondo, le piacevoli descrizioni di Trieste e dintorni e della sua quotidianità e il sostegno sempre presente, della famiglia di Alice, che pur non appoggiando le sue idee, nel momento del bisogno le resta vicino più che mai, a simboleggiare quegli antichi valori familiari che restano sempre insiti in ognuno di noi, supportandoci nelle nostre decisioni.

                                                           La copertina del romanzo 

L'autore, Giorgio Micheli, mostra in questo romanzo, un lato di se sensibile alla complessità dei rapporti umani, all'etica e ai valori familiari, narrati e analizzati in maniera delicata e pulita e allo stesso tempo realistica.

Quello che più colpisce in Sette Secondi, è appunto il realismo che caratterizza sia gli scenari che i personaggi, stimolando il lettore a prendere a cuore l'intera vicenda della protagonista, non lasciando spazio ad eccessivo sentimentalismo, ma anzi, sviluppando nel lettore un senso di immedesimazione e affetto, non facendo trasparire nulla riguardo al colpo di scena finale.

Ottimo ritmo narrativo, che scorre chiaro e semplice, alternando dolcezza e  pacatezza e riflessione, a sviluppi del tutto nuovi che si susseguono senza forzature o momenti di noia.
La città di Trieste, viene descritta da Micheli, come fosse uno specchio riflettente l'animo di Alice e il suo carattere ingenuo, romantico e intraprendente.  

I temi chiave affrontati nel libro, come la libertà di scelta, l'aborto, il sesso, sono analizzati dal punto di vista principalmente femminile, ma mostrando anche quello maschile (di Alberto); la giovane Alice cerca inizialmente di rifiutare il suo destino, ma da adulta, si ritrova ad affrontare la stessa situazione e capisce di non poter fuggire dall'inevitabilità del destino e di conseguenza, delle sue azioni, mostrandosi infine come una donna ormai temprata dagli eventi e dall'esperienza, forte e coraggiosa, pronta nel ruolo che già una volta ha provato ad evitare, per paura, per inadeguatezza, o più semplicemente perché all'epoca, aveva ancora tanto da perdere, tanti sogni da realizzare e molto da vivere. 

Alberto è il passato che si affaccia nuovamente sulla finestra della sua esistenza, il conforto dopo il tragico lutto, o forse, la compensazione della recente perdita, il così detto "chiodo scaccia chiodo".
Ma Alice è decisa a  non commettere gli stessi errori, dimostrando tutta la sua forza emotiva e la sua maturità.

Il libero arbitrio è il macro tema in cui viene inserito da Micheli, quello dell'aborto, che porta all'annullamento di una vita umana non ancora nata, e alla possibilità che questa creatura cresca e viva la sua vita liberamente.
Qui il lettore ha la possibilità di scegliere se essere d'accordo o meno con questa idea; la giovane Alice però crede di non avere altra scelta, non vedendo dinanzi a se ulteriori possibilità, credendo che quello non sia ancora il momento di passare da ragazza spensierata a madre amorevole e portando dentro di se per molti anni, il peso di una decisione ancora troppo grande per lei. 

A riportarla sui suoi passi, ponendola davanti ad una decisione definitiva, sarà il destino stesso. Ma come sappiamo, ne siamo noi gli artefici.

L'amore incondizionato verso la nostra sorte e la nostra vita sono il tema principale di Sette Secondi: i sette secondi di un bambino appena nato, che ancora non conosce ciò che gli sta attorno e guarda tutto con occhi colmi di ingenuità. Sette secondi non sono pochi. Sette secondi per decidere il nostro destino. Sette secondi per una scelta che segnerà la nostra vita, forse per sempre.

Giorgio Micheli nasce a Trieste il 14 maggio 1959.
Vive e lavora nella stessa città, dove dal 1986 svolge l'attività di educatore nel campo della disabilità psichica. Da più di 30 anni, svolge anche l'attività di musicista, suonando in svariate formazioni musicali, compresa, l'orchestra del teatro G. Verdi di Trieste.
Inizia a scrivere poesie da pochi anni, avvertendo l'esigenza, di condividere la sua intimità di pensiero con altre persone.

  Una foto dell'autore, Giorgio Micheli, durante la seconda edizione dell'evento culturale "Sensi d'arte", presso Udine.

Frequenta l'associazione "Poesia e solidarietà" di Trieste.
Nel 2011 pubblica il suo primo libro: "I peschi in fiore" edito dalla Aletti editore.
Ha pubblicato inoltre, sempre per la Aletti editore, singole poesie in antologie di autori vari:
"Il Federciano" (2011);
"Sotto l'albero delle mele" (2001);
"Dedicato a...poesie per ricordare" (2012);
"Parole in fuga vol. 8" (2012).

Ha pubblicato per la Talos Edizioni:
"Un vuoto incolmabile"(2013). 
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