Ci sono giorni in cui ti svegli e tutto sembra normale, osservi fuori dalla finestra lo scorrere di un’esistenza monotona e intorno a te nulla appare diverso da ciò che effettivamente è. Ti sembra davvero di soffocare dentro una coltre di non senso, talmente schiacciante da farti perdere ogni speranza nel futuro, ogni volontà di agire.
Copertina del libro. |
Siamo nei primi anni del 2000, precisamente nel 2003; Megan è un’adolescente come tutte le altre, eppure si sente prigioniera, prigioniera di una prigione dorata fatta di convenzioni e apparenze, in un mondo apparentemente diviso in due: da un lato vi sono quelli come lei e il suo gruppo di amici, belli, ricchi e vestiti alla moda; dall'altro lato quelli che, all'apparenza, preferiscono la sostanza, vestiti trasandati e considerati “alieni” dalla società, come Manuele, «un alieno in borghese, uno come tanti nella folla», e Viola, vicina di Megan, una ragazza timida e solitaria, innamorata di Manuele, che riesce ad esprimersi al meglio solo sul suo diario. Pur di mantenere intatta la sua apparente indole conformista, inizialmente Megan cercherà di mantenere le distanze dai due, così diversi da lei. In realtà, nel corso della storia, si renderà conto di quanto somigli più a loro, ai loro pensieri, persino al loro modo di vivere, che agli amici di cui finora si era circondata, tanto belli esteriormente quanto vuoti interiormente. Infatti, pur sentendosi “diversa” da loro, sarà proprio Megan a chiudere il cerchio composto dai tre protagonisti, dando vita ad un continuo “scambio di voci” che permetteranno al lettore di penetrare nell'anima dei protagonisti stessi.
Un romanzo come “Non c’è pace tra i mattoni” non è altro che
una chiara deframmentazione degli stereotipi entro cui la società, sia odierna
che non (il romanzo è ambientato nel 2003, ma è pur vero che queste cose
accadono di continuo), vuol rinchiuderci; una società in cui gli status symbol
contano più dei sentimenti, più delle idee, più (purtroppo) della cultura. Non
a caso, i “mattoni” a cui fa riferimento l’autrice nel titolo, hanno un duplice
significato: essi rappresentano sia il “muro” che, metaforicamente parlando,
divide, in una società omologata quale quella descritta il romanzo, chi
preferisce l’apparenza alla sostanza, e viceversa; allo stesso tempo, quei
mattoni indicano attenzione per i dettagli, la stessa attenzione che Manuele riserva
per Megan, che gli permetterà di capire quanto in realtà sia una ragazza tutt'altro
che convenzionale, così estranea al mondo di cui aveva finora fatto parte.
L'autrice, Dafne D'Angelo. |
Oltre a far propria una narrazione scorrevole e lineare, l’autrice
fa un’accurata selezione di citazioni che personalmente ho apprezzato tantissimo, soprattutto
i vari riferimenti ad una band che ascolto da sempre, i Verdena: «Prima io ero la O e lui la K,
tutto ok dunque. Ora tutto è all’inverso. All’inverso come non mai, direbbe
Alberto Ferrari (cantante dei Verdena, ndr)».
Ho avuto modo di fare alcune domande a Dafne, e naturalmente la ringrazio ancora per la sua disponibilità:
D: Prima di tutto,
da dov'è nata l’idea di scrivere questa storia, ma soprattutto quanto di te c’è
nei tre protagonisti, e in quale di essi ti rispecchi di più?
R: La storia è ambientata
a Carpi, la cittadina in cui sono nata. Questo dato è sicuramente
autobiografico. La vicenda in sé non ha niente di strettamente correlato a mie
vicende personali, ma i pensieri espressi da i tre protagonisti mi sono
appartenuti più che mai durante l'adolescenza. Mi rivedo in tutti e tre e ci
tengo a sottolinearlo perché uno dei principali scopi del mio romanzo è quello
di far comprendere come non ci sia una differenza netta e incontrovertibile tra
chi è inserito (come Megan) e chi emarginato (Viola e Manuele). Siamo tutti
vittime di un sistema e di una società che subordina i sentimenti profondi
all'immagine.
D: Come mai hai
scelto di ambientare la storia proprio nel 2003? È stata una scelta casuale o è
un periodo che ti ha particolarmente colpita?
R: Il romanzo è
ambientato nel 2003 poiché è stato scritto in quel periodo.Per molti anni l'ho
lasciato nel cassetto, in attesa di produrre qualcosa di meglio. Studiavo e
lavorando, però, non ho avuto il tempo di scrivere un'altra opera e così ho
deciso innanzitutto di esordire così. Con qualche piccola modifica, ho portato
avanti questa storia che era venuta a bussare dentro me in quell'epoca storica.
D: Per concludere,
attualmente stai lavorando a qualche altra storia, o comunque hai in mente di
scriverne altre?
R: Sto lavorando,
finalmente, a un nuovo romanzo e sono in cerca di un editore. Non posso
rivelare nulla riguardo alla trama, ma posso assicurare che la tematica sociale
sarà presente più che mai e che molti di voi si potranno rispecchiare nella storia
scritta. Mentre in "Non c'è pace tra i mattoni" l'esercizio di
scrittura si rivolgeva principalmente a esperienze adolescenziali, nella mia
nuova storia andrò a "scomodare" eventi anche molto distanti dalla
mia vita quotidiana.
In conclusione, vi allego una piccola biografia dell'autrice:
Dagmar
Dafne Rebecca è una scrittrice ventinovenne nata a Carpi, ma da sempre con la
testa sulla Luna.
Scrive
dall'età di dieci anni: dapprima il diario, poi piccoli racconti e poesie,
nonché testi di canzoni.
Segnalata
in vari concorsi quali: Premio Olympia
di Montegrotto e Città di Seriate, ha
preso parte al progetto "Club degli Autori".
Laureata
in Cinema, Televisione e Produzione
Multimediale presso Alma Mater Studiorum di Bologna, Dagmar, è attualmente
disoccupata.
Per
occupare il tempo scrive, scrive e ancora scrive.
Racconti
brevi e lunghi, sceneggiature e poesie.
Come
hobby ama recitare in teatro e cantare.
Ha
all'attivo la pubblicazione del romanzo "Non c'è pace tra i mattoni"
edito da Montag.
E'
arrivata tra i 25 finalisti del premio "Le orme nell'anima" di cui é
disponibile l'omonima antologia poetica.
Ringrazio Dafne per averci dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo, e mi auguro che possiate leggerlo e apprezzarlo a vostra volta!
Alla prossima!
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