Il film, nelle sale italiane a
partire dal 30 aprile, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo bestseller
di Tom Rob Smith. Si tratta di un
avvincente thriller, diretto da Daniel
Espinosa e ambientato nella Russia
sovietica del 1953. Ispirato ad una storia vera.
Leo Demidov (Tom
Hardy), orfano diventato eroe di guerra, è un superbo prodotto del sistema
Sovietico. Demidov ha fatto carriera nell’MGB, il servizio di sicurezza
nazionale dello Stato, fino a diventare uno degli investigatori di punta delle
attività dei dissidenti. Quando Leo e il suo sadico collega, Vasili (Joel Kinnaman), riescono a
catturare la presunta spia Anatoly
Tarasovich Brodsky (Jason Clarke), il “traditore” fa il nome della moglie
di Leo, la bella insegnante Raisa
(Noomi Rapace), come parte del gruppo di cospiratori.
Costretto ad indagare sul
presunto tradimento di Raisa, Leo si occupa anche del caso di un ragazzino
trovato senza vita sui binari del treno. Nonostante tutti gli indizi facciano
sospettare che si tratti di un omicidio, Leo descrive questa morte come un
incidente al padre del piccolo, l’agente dell’MGB Alexei Andreyev (Fares Fares), perché, secondo i dettami del regime
stalinista, “Non ci sono crimini in Paradiso”.
Quando Leo si rifiuta di
denunciare sua moglie, un comandante dell’MGB, il Maggiore Kuzmin (Vincent Cassel), confina la coppia nella tetra
città industriale di Volsk. Costretti in un’angusta stamberga ed emarginati da
tutti, Leo e Raisa scoprono che decine di altri ragazzini sono stati vittime di
orribili incidenti vicino ai binari della ferrovia in circostanze pressoché
identiche a quelle del figlio di Alexei. I due uniscono le forze con il capo
della Polizia del luogo, il Generale
Nesterov (Gary Oldman), e riescono a fare furtivamente ritorno a Mosca per
raccogliere indizi sul caso, prima di risalire all’identità del killer.
Alcune scene del film
Nel
tentativo disperato di tenere sotto controllo il suo ex collega, Vasili, sempre
più psicotico, cerca di fermare Leo e Raisa prima che catturino il killer di
bambini, che non ha collocazione nella società comunista concepita da Stalin,
in cui non dovrebbero essere commessi crimini. Nonostante le vittime e i danni
occorsi, lo Stato Sovietico rimarrà comunque immune alle verità scomode di Leo.
Le
interpretazioni (non solo dei protagonisti) sono il fiore all’occhiello di
questa eccellente pellicola. Ogni personaggio è scritto e interpretato in
maniera ineccepibile; ognuno di essi mostra le sue luci e le sue ombre. E ogni
personaggio rispecchia il tema del film: quanto sei disposto a perdere per la
verità?
Ottima
la prova di Tom Hardy (Inception,
The Dark Knight Rises, Locke), in grado di interpretare un personaggio
difficile e così lontano dai cliché. Hardy riesce a mostrare con rara efficacia
le svariate sfaccettature di Leo Demidov e i suoi drammi interiori: freddo,
inflessibile, cinico e duro con se stesso, ma anche capace di una sensibilità
davvero profonda. Convincenti anche le prove di Noomi Rapace (Uomini Che Odiano Le Donne), anch’essa autrice di
un’interpretazione davvero notevole, e Gary
Oldman.
Gary Oldman nel ruolo del Generale Nesterov
Sontuosa
la messa in scena, così come la fotografia: fredda e cupa proprio come i fatti
narrati. Inoltre, non dimenticando che, seppure si tratti di un film in
costume, stiamo parlando di un thriller, e dei migliori: la suspance raggiunta
dalle indagini portate avanti sottobanco da Leo, Raisa e Nesterov è da manuale,
perché il regime è sempre lì che ascolta, controlla e condanna. E non
può permettere che si sappia che, anche in paradiso, gli omicidi esistono.
Altre scene tratte dal film Child 44- Il bambino numero 44
Ispirandoci
all’analisi dei regimi totalitaristi fatta dalla nota filosofa e storica Hannah Arendt, (Le origini del
totalitarismo, 1951), diamo uno sguardo a quello che comporta un tipo di
governo come il regime totalitario.
"Le origini del totalitarismo", prima edizione 1951.
Sostanzialmente,
ciò che la Arendt afferma, è che la base dello stato totalitario è sempre
l'organizzazione delle masse amorfe e isolate. Per masse si vuole intendere
individui senza patria, senza stato, indesiderati, economicamente superflui e
socialmente gravosi. In Russia è stato lo stesso Stalin a creare le masse,
eliminando la distinzione in classi e nazionalità, attraverso la liquidazione
delle classi possidenti e la centralizzazione della burocrazia.
Hannah Arendt, storica, filosofa e scrittrice (1906-1975). Autrice anche de "Le origini del totalitarismo", "Sulla rivoluzione" e il discusso "La banalità del male".
L’iter
di un regime totalitario è sempre lo stesso: le masse, esauste e annullate
nella loro individualità, sono disposte ad essere guidate attraverso una
propaganda aggressiva verso un mondo fittizio, creato e determinato da una
ideologia che dà una spiegazione a tutto, dalle leggi della natura alle leggi
della storia, il cui intento è quello di organizzare le masse per prepararle
alla guerra. All’interno di questo mondo amorfizzato e isolato, le masse non
avendo più un metro di distinzione e dunque nemmeno un metro di paragone con
gli altri governi, vivono una realtà fittizia, che annulla la loro identità
individuale. Non sentendosi più rappresentati dallo Stato nel mondo reale, essi
vivono una bugia, abituandosi al loro “non- status sociale”.
La
propaganda viene attuata per mezzo di minacce velate e indirette contro tutti
gli avversari, creando un regime di paura condizionata; fondamentali
all’interno della propaganda di regime sono le profezie, o predizioni del
futuro. Il leader, Hitler nel caso del nazismo, Stalin nella dittatura
comunista, professa un’onnipotenza con la quale intende spiegare i fatti come
eventi che accadono in virtù di una serie di connessioni ideologiche legate al
solo fatto di essere al potere.
La
finzione creata dalla propaganda diventa la realtà del regime totalitario
mettendo in luce il fine ultimo del totalitarismo: la conquista del mondo per
realizzare le sue menzogne e avverare le sue profezie. Così, il contenuto della
propaganda - il mondo fittizio - diventa un elemento della vita quotidiana: la
realtà.
Il
partito nazista mostra nella sua denominazione questo tipo di atteggiamento:
il "partito nazional-socialista tedesco dei lavoratori" inserisce
nel suo nome una sintesi di ideologie contrapposte, di nazionalismo e
socialismo, che erano ritenuti incompatibili e riesce ad inserirle in un
contesto del tutto “compatibile”. Questa pretesa di rappresentare l'intera
società è parallela all'impeto internazionalista del movimento totalitario che
non intende rimanere nei confini del paese in cui governa. Infatti, nel mondo
esterno la storia ci mostra come siano stati fondati movimenti simili subordinati
al movimento originale (come l'internazionale comunista, strumentalizzato da
Stalin per farsi seguire da tutti i partiti comunisti d'Europa).
Altro
fondamento del totalitarismo è l’assoluta dedizione e fedeltà incondizionata
delle masse ai capi di governo, traducendo in realtà la fitta rete di menzogne,
per creare una società in cui i membri agiscono e reagiscono secondo le regole
del suo mondo fittizio. Per creare questo mondo fittizio, tutti gli strati
della società devono essere rappresentati nel movimento. Questo succede con la
fondazione di sub-organizzazioni di simpatizzanti per i vari strati come
operai, professori, studenti, etc. E’ così pertanto, che il movimento crea una
copia del vero mondo.
Il
nucleo del movimento totalitario è il capo: infallibile, insostituibile e
personificazione di tutti gli elementi del movimento. Egli tiene i suoi
subalterni in una dipendenza personale e si identifica con essi in quanto suoi
diretti esecutori. Il capo deve impersonare tutti gli strati del movimento. Lui
si prende tutta la responsabilità per i crimini commessi dall'élite, il più
radicale dei radicali. Cosi l'intera organizzazione s'identifica con il capo e
dipende da lui.
Iosif Stalin (1922-1953)
Non conta la veridicità delle sue parole, ma l'infallibilità
delle sue azioni, che è alla base della struttura. E questo è alla base del
concetto espresso nel film Child 44, “Non
ci sono omicidi in Paradiso”. Questa affermazione indica una palese negazione
di un sistema che vede crollare la tela di menzogne del quale si è circondato,
dal quale è anzi stato creato. Uno Stato perfetto, onnipotente, dove non c’è il
bisogno di commettere crimini.
Tranne per il fatto che è solo un mondo
fittizio, gestito da funzionari di governo che non possono ribellarsi, che
vivono nell’ipocrisia che forgia per l’appunto la realtà del regime, fingendo
che tutto vada bene e che “il sistema funzioni”. A coronare questa immagine irreale,
vi è la polizia segreta, fuori dalla gerarchia ufficiale, ma che rappresenta il
potere reale nel sistema totalitario, il potere esecutivo.
Il compito originario della polizia segreta,
scoprire gli autori di delitti, non è più attuabile, considerando l’infallibilità
del governo totalitario e pertanto, grazie all'indottrinazione e
l'organizzazione delle masse in organizzazioni di simpatizzanti, viene creato
un sistema di spionaggio onnipresente sulle masse, anziché preoccuparsi degli
individui “realmente” pericolosi.
Ecco
dunque che il regime totalitario domina l’uomo, che non è più un uomo in quanto
individuo, ma massa, proprietà dello stato, con una fasulla libertà, circondato
dall’occhio vigile del governo. E nel frattempo, laddove sono commessi i crimini
più efferati, si suole nasconderli e ignorarli come polvere sotto il tappeto,
per non compromettere la validità delle profezie e delle ideologie con cui
nutrire il popolo, saziato da idee fasulle.
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