Buongiorno e buon inizio settimana!
Come vi anticipai già la settimana scorsa, mi accingo a parlarvi di un film che mi ha colpita parecchio: si tratta di Shame, film drammatico del 2011 diretto da Steve McQueen (noto per pellicole come Hunger, 12 anni schiavo) con protagonista uno straordinario - e ripeto, straordinario - Michael Fassbender.
La trama ruota attorno alla vita ordinaria di Brandon, uomo distaccato e metodico (da come si può facilmente intuire dall'ordine quasi maniacale con cui sono riposti libri e dischi nel soggiorno, o per la sua estrema puntualità) che nasconde un problema più grande di sé: la sua irrefrenabile, incontrollabile dipendenza dal sesso. Dipendenza che lo porta a chiudersi in bagno più volte al giorno durante le ore lavorative, a cercare su Internet filmati e immagini di sesso estremo (tanto da riempire il pc dell'ufficio di virus), fino al sedurre donne sconosciute in metropolitana.
La fragile maschera di apparente freddezza e distacco dalla realtà che Brandon è solito indossare fa presto a cadere, poiché la vergogna (da qui il titolo del film, Shame) per la sua dipendenza, che prende sempre più l'aspetto di una vera e propria malattia, prende il sopravvento, e rischia di farlo precipitare in un baratro da cui è difficile risalire. A "scoperchiare" questo fragile vaso di Pandora arriva Sissy (interpretata da Carey Mulligan), sorella minore di Brandon, nonché il suo totale opposto. Distratta, capricciosa e disordinata, irromperà a casa del fratello sconvolgendo l'ordine della sua vita, e distruggendo alcune delle metaforiche mura in cui Brandon si era rinchiuso da tempo.
Ciò che più colpisce di questo film è quanto le battute, le spiegazioni e tutto ciò che riguarda il linguaggio verbale sia estremamente futile e superfluo. Feeling are intense, words are trivial, cantano i Depeche Mode nella bellissima Enjoy the silence. Qui è la medesima situazione: benché le prime parole di Brandon arrivino dieci minuti dopo l'inizio del film, lo spettatore riesce facilmente ad entrare nell'oscurità del suo animo, e a muoversi entro esso, deducendo quel che Brandon capirà dopo una difficile lezione: senza affetti, e soprattutto senza famiglia, è difficile guarire da una malattia così spietata e senza scampo come quella in cui la sua dipendenza sfocerà.
Vi lascio il trailer del film:
Vi lascio il trailer del film:
Grazie di cuore a quella meravigliosa invenzione chiamata Netflix per avermi fatto scoprire questo film e per avermelo consigliato. Adesso io lo consiglio a voi.
Dorotea.
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