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lunedì 7 ottobre 2013

"La galleria dei mariti scomparsi" di Natasha Solomons

Il libro di cui vi parlerò oggi ci è stato gentilmente inviato dalla casa editrice Sperling & Kupfer, e colgo l’occasione per ringraziarli ancora una volta.

Copertina del libro.
“La galleria dei mariti scomparsi” (titolo originale: The gallery of vanished husbands) è il terzo romanzo della scrittrice inglese Natasha Solomons, uscito in tutte le librerie italiane il 3 settembre 2013, edito da Frassinelli, che da oltre trent’anni è entrata a far parte della casa editrice Sperling & Kupfer (clicca qui per visitare il sito).

Protagonista del romanzo è Juliet Montague, nata Greene, una giovane donna nata e cresciuta nel Kent, moglie e madre di due figli, Frieda e Leonard. Negli anni Cinquanta, dopo un’infanzia e un’adolescenza dominate dalla noia e dalla mancanza di novità, Juliet conosce quello che sarà il suo futuro marito, George. Tutto procederà normalmente, finchè una mattina George esce di casa, per non farvi più ritorno, portando via con sé un ritratto della moglie da bambina, furto al quale essa non si rassegnerà mai.

Juliet si ritroverà quindi con due figli da mantenere e il modesto impiego nella ditta di occhiali del padre. Ma le cose cambieranno quando, il giorno del suo trentesimo compleanno, uscendo per andare a comprare il suo “regalo di compleanno”, ovvero un frigorifero (in quanto le ristrettezze economiche finora non ne avevano permesso l’acquisto), incontrerà, lungo il suo cammino, un pittore di strada, Charlie Fussell, e con lui la possibilità di cambiare vita per sempre.

Seguiranno non poche difficoltà, soprattutto con la comunità ebraica di cui la sua famiglia fa parte, la quale, considerandola nient’altro che una agunah (termine che, in lingua ebraica, indica una donna “legata” al proprio matrimonio), la giudicherà una donna libertina e sfacciata, poiché far parte del mondo dell’arte, per essi, significa soltanto compiere molteplici adulteri alle spalle del marito, per poi ricoprirlo di vergogna una volta tornato a casa. Altro tasto dolente per la povera Juliet, il rapporto con la figlia Frieda, con la quale vivrà sempre un rapporto distaccato, a differenza di Leonard, in cui Juliet troverà, oltre che un figlio, un vero e proprio amico.

l'autrice, Natasha Solomons.
La storia di Juliet, come viene raccontato dall’autrice nella nota finale, è ispirata alla vera storia della nonna del marito della stessa Solomons, la quale, nel 1948 (più o meno negli stessi anni in cui si svolgono gli eventi narrati nel libro), fu abbandonata dal marito, senza soldi e con due bambini piccoli. Il personaggio di Juliet è simbolo di ogni donna forte, che, indifferentemente dall’epoca in cui vive, dal luogo in cui si trova e dalla gente che la circonda, non si perde mai d’animo, nemmeno nei momenti più neri - certe volte le veniva il dubbio che la solitudine si riconoscesse dall’odore, come la muffa - e affronterà le conseguenze delle proprie decisioni a testa alta, sempre e comunque.

Tra la moltudine di personaggi che gireranno intorno alla vita della protagonista (essi stessi influenzeranno gran parte delle sue scelte), a mio avviso uno dei più interessanti è Max Langford, “un artista di guerra senza una guerra”.



Interessante anche il modo in cui Juliet entra a contatto con l’arte, rendendola parte essenziale della propria vita:
«No, non sono una pittrice, sono un’osservatrice» 
«Una cosa?»
«È il mio talento particolare. Ci sono persone capaci di fare un cruciverba in dieci minuti spaccati o di preparare lo strudel di mele perfetto; io non so né disegnare né dipingere, ma so osservare i quadri. Colgo la loro essenza. Non è la più utile delle doti e sia mia madre che i miei figli preferirebbero di gran lunga che sapessi preparare lo strudel.»
Altro passo fondamentale per delineare la figura della protagonista è il seguente:
«Lei è brava a fiutare talenti. Si fidi di quella stretta alla pancia, simile a un attacco di felicità o di indigestione, che le prende quando si trova davanti a un’opera realmente meravigliosa. A volte ci avrà visto giusto, altre no, ma la verità è che non esiste giusto o sbagliato. È solo questione di fortuna. Un giorno ti sorride, il giorno dopo ti volta le spalle.»
Trovo che questo romanzo possa piacere a qualunque tipo di lettore, uomo o donna, poiché il modo in cui i fatti vengono narrati non è né troppo asciutto né troppo stucchevole o romanzato (sebbene la copertina possa trarre in inganno!), per cui chiunque potrà sfogliare le pagine di questo romanzo, e trovarvi dentro un frammento di sé, oltre al concedersi una full immersion nel mondo dell'arte.
Perché sia che la creiamo, sia che osserviamo, ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà a che fare con l'arte.

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