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lunedì 23 febbraio 2015

Voglia di LIBRI: "Canti del Mid-America" di Sherwood Anderson (Corrimano Edizioni)

Sono una cosetta, una minuscola cosetta nelle vaste praterie. Non so nulla. La mia bocca è sporca. Non posso esprimere quello che voglio. I miei piedi sprofondano nella terra paludosa, ma io sono un amante. Amo la vita. Alla fine l'amore mi salverà. (Da "Chicago", p. 13)

Copertina del libro.
 "Amo la vita. Alla fine l'amore mi salverà". Già da queste due breve frasi (che, non a caso, sono state sottolineate) potrete capire quanto un libro come "Canti del Mid-America" meriti d'esser letto. 

"Canti del Mid-America" (titolo originale: Mid-American Chants), è una raccolta poetica dell'autore statunitense Sherwood Anderson (1876 - 1941) pubblicata originariamente nel 1918, inedita in Italia fino al 2014 quando, ad opera di una tanto nuova quanto intraprendente casa editrice palermitana, la Corrimano Edizioni, è stato tradotto e pubblicato in lingua italiana. 

La poetica di Anderson (la cui impronta letteraria ispirò altri celebri autori americani, come Francis Scott Fitzgerald e J.D. Salinger) è caratterizzata da un continuo gioco di contrapposizioni. Rappresentando l'uomo arido d'amore così come aridi sono i campi dell'entroterra statunitense durante la stagione fredda, allo stesso modo Anderson vede nell'uomo la possibilità di una rinascita, di un ritorno alla primavera, attraverso IL sentimento, tanto tormentato quanto indispensabile come l'aria, l'amore

Amore che balza, mormora, strepita, piange,                                                             Amore che fa una sosta nel tempo, e mi crea. (Da "Salvo", p. 30) 

L'autore, Sherwood Anderson.
Già nella sua introduzione all'opera, Anderson fornisce al lettore una spiegazione a proposito della scelta di accostare l'immagine dell'uomo in cerca (e non) d'amore, principale risorsa nutritiva dell'anima, a quella del campo, che necessita d'acqua esattamente quanto l'uomo di amore; secondo l'autore, in un'era (fine '800 - inizi '900) dominata dalla "terribile macchina", l'industrialismo, è ancora improbabile che l'uomo possa essere raccontato attraverso il canto, che invece permette alle parole di fluttuare liberamente tra le pagine, dando vita ad autentiche emozioni, senza condizionamenti esterni. Di conseguenza, quella che l'autore si propone - e che propone a sua volta al lettore - è una sfida contro la propria società, dimostrando come, in un'epoca dominata dalle macchine, dalle industrie e dalle città brulicanti di lavoratori strappati ai campi (non a caso la contrapposizione campo/uomo), sia ancora possibile lasciarsi andare alla brezza leggera della poesia. Ragion per cui, anche nei momenti di più profonda tristezza, così come tristi e dispersive possono essere le città dominate dalle industrie, l'uomo di Sherwood vede la propria primavera:

Sono stato a lungo da solo in un posto strano dove non vennero dei. Strisciate, uomini, e baciate la faccia deforme del mio dio di fango. Sono un dio deforme io stesso. È primavera e l'amore è giunto a me - L'amore è giunto a me e presso i miei uomini. (Da "Canto di primavera americana", p. 41)                                                                                  
Ringrazio la Corrimano Edizioni per averci dato la possibilità di leggere i loro testi (di cui potrete leggere le recensioni prossimamente), e un ulteriore e particolare grazie va a Verdiana del Club del Libro a Palermo (qui il link al loro blog), che ancora una volta ha riposto fiducia in noi. Grazie :-)

Spero abbiate apprezzato questa recensione, i miei post sul blog riprenderanno a luglio (dato che fino ad allora sarò all'estero), ma nel frattempo ovviamente saremo ancora attivi, sia qui sia sui vari social.
Alla prossima!

Dorotea.

Link utili:
Sito Corrimano Edizioni http://www.corrimanoedizioni.it/
Catalogo titoli Corrimano Edizioni http://www.corrimanoedizioni.it/catalogo
Blog Club del Libro a Palermo https://clubdelibroapalermo.wordpress.com/

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